
a) Circa 10 milioni di contribuenti incapienti (che cioè già oggi non pagano l'Irpef) non avranno alcun giovamento dalla riduzione delle aliquote e poi pagheranno prezzi più alti con riduzione del potere d'acquisto:
b) il provvedimento di riduzione delle aliquote Irpef produce gli stessi vantaggi monetari per tutti i contribuenti che hanno un reddito superiore a euro 28 mila; anche chi guadagna 100 milioni di euro all'anno avrà minori imposte per 280 euro all'anno a partire dal 2013 (circa 23 euro al mese in più);
c) i 5 miliardi di minori imposte dovute all'Irpef vengono largamente mangiati dall'incremento dell'Iva; su base annua questo incremento vale circa 7 miliardi e quindi per metà anno vale 3,5 miliardi di euro; tuttavia, osserva Confcommercio, la modificazione di tutti i prezzi dovuta all'incremento dell'Iva, che comporterà un gradino di 8 decimi di punto nel luglio 2013, per un'inflazione che passerà nella media del 2013 dal previsto +1,8% a +2,2%, ridurrà il valore, in termini di potere d'acquisto, di tutti i risparmi attualmente detenuti dalle famiglie. Attraverso questo negativo effetto ricchezza è verosimile «una riduzione dei consumi nel 2013 rispetto allo scenario di base (-0,8%) di un ulteriore decimo di punto (quindi a -0,9%)». Gli effetti sul 2014 sarebbero peggiori e quantificabili complessivamente in 3-4 decimi di punto (quindi da +0,5 a +0,1-0,2%). L'inflazione nel 2014 passerebbe dal 2,0% dello scenario di base a 2,4% dello scenario con incremento Iva;
d) tenuto conto dei diversi effetti (al netto di ulteriori riduzioni di reddito disponibile derivanti da provvedimenti specifici) nel 2014 la perdita dei consumi correnti dovrebbe collocarsi tra 5 e 7 miliardi di euro.