
La previdenza unica dei commercialisti si annuncia come il fronte più caldo e soprattutto il primo impegno sul quale i neo eletti saranno chiamati a dire la loro. Il ministro del lavoro, durante il suo breve mandato, ha più volte affrontato il problema demografico della Cassa ragionieri dopo la creazione dell'albo unico dei dottori commercialisti e degli esperti contabili. Le cose nel tempo si sono però complicate, in considerazione del fatto che alla vigilia della consegna delle riforme per la sostenibilità a 50 anni (il 30/9/2012) la Cnpr non è riuscita a far approvare gli interventi necessari a tamponare almeno nell'immediato la falla strutturale dei mancati accessi. Fino a oggi Elsa Fornero si è limitata a una moral suasion per una soluzione condivisa ma, considerando l'entità del problema, la questione è tutt'altro che chiusa. In questo senso le due liste non lasciano margini di manovra. Tanto Pastore quanto Guffanti nei loro precedenti impegni si sono sempre opposti a qualsiasi percorso di unificazione. E nei rispettivi programmi ribadiscono il loro inequivocabile «no».
Il futuro delle pensioni. Tante ricette per un solo obiettivo: migliorare la promessa pensionistica per quei giovani che si sono iscritti alla Cassa con il metodo contributivo (a partire dal 2004) e che nel tempo hanno preso atto del divario con i colleghi pensionati che hanno smesso di lavorare con un assegno molto più lauto in quanto calcolato con il più generoso metodo retributivo. Da una parte Antonio Pastore, insieme a una serie di altre misure, parla di incisione dei diritti acquisiti, e dall'altra Renzo Guffanti, insieme a una serie di altre misure, propone di ottimizzare al meglio la contribuzione integrativa.
Gli altri ambiti. Non mancano poi i buoni propositi comuni per il miglioramento del welfare, per la lotta alla doppia tassazione, per la regolamentazione della contribuzione delle Società tra professionisti, per il miglioramento dei rapporti istituzionali con la politica e con gli organismi di rappresentanza di categoria e per il buon funzionamento (in economia per effetto della spending review) dell'istituto.