
Ancora poche domande. Ancora poche le domande di sanatoria presentate. Alle 13 di ieri, a quattro giorni dall'apertura del canale telematico (le domande si presentano online dalle ore 8 del 15 settembre fino alle ore 24 del 15 ottobre) risultavano trasmessi 12.274 moduli in tutto, tra domestici (10.059) e non domestici (1.157). Il più delle domande è arrivato direttamente dai cittadini (8.425), il resto da patronati e associazioni (3.450), consulenti del lavoro (solo 391) e comuni (8). La distribuzione territoriale per provincia vede in testa Milano con 1.854 moduli (1.571 per domestici e 283 per non domestici), Roma con 1.755 (1.629 domestici e 126 non domestici) e Napoli con 1.566 moduli (1.444 domestici e 122 non domestici). Chiudono l'elenco Aosta e Biella con una sola domanda (domestici), mentre fanalino di coda è Isernia con nessuna istanza. Il ritardo delle istruzioni, con molta probabilità, è la ragione principale dello scarso afflusso di domande (il chiarimento più urgente è quello sulla documentazione per provare la presenza in Italia dello straniero al 31 dicembre 2011). E poi anche la possibilità di ritardare gli adempimenti, soprattutto quelli fiscali, possono aver suggerito agli interessati di attendere il prossimo mese di ottobre per inviare la domanda. Così facendo, infatti, il regolare avvio del rapporto di lavoro parte dal mese di ottobre, spostando a novembre i primi obblighi di gestione.
Non è una sanatoria. E costa caro. Sempre ieri, alla camera, c'è stata una nuova interrogazione parlamentare rivolta al ministro per la cooperazione, Andrea Riccardi, in ordine alla sanatoria. Il ministro ha tenuto a precisare, ancora una volta, che non si tratta di «una sanatoria come è accaduto negli anni passati, ma dell'opportunità offerta per un mese, dal 15 settembre al 15 ottobre prossimo, ai datori di lavoro di potersi mettere in regola prima dell'entrata in vigore di nuove ferree regole dell'Unione europea contro il lavoro nero degli immigrati». Nessun condono, insomma, ma una possibilità offerta «all'artigiano, al piccolo imprenditore e ai singoli cittadini, per un brevissimo periodo, di rientrare nella legalità piuttosto che rischiare di essere denunciati». In un paragone con le sanatorie precedenti (quelle della Bossi-Fini e di Maroni che Riccardi stavolta, sì, ha definito «sanatorie»), infine, il ministro ha spiegato che «per ogni pratica è necessario versare la somma di 1.000 euro per le coperture delle spese dello Stato», mentre «il datore di lavoro dovrà versare dai 4.300 ai 14 mila euro».