
Nel questionario si chiedeva di conoscere i dettagli relativi agli adempimenti della comunicazione al fisco delle operazioni rilevanti ai fini Iva di importo superiore ai 3 mila euro (lo spesometro inizialmente introdotto dall'articolo 21 del dl n. 78/2010, in seguito sostituito a decorrere dal 2012 dalla reintroduzione dell'elenco clienti-fornitori) e la comunicazione dei dati anagrafici dei soci o dei familiari dell'imprenditore che hanno ricevuto in godimento i beni d'impresa (di cui all'articolo 2, comma 36-sexdecies del dl n. 138/2011).
In particolare, veniva richiesto quanto tempo fosse stato materialmente investito nella predisposizione dei documenti da trasmettere, a quanto ammontassero i costi per l'aggiornamento dei software e quante ore fossero state spese nella formazione/informazione dei propri assistiti.
Alla luce dei risultati del sondaggio, il costo complessivo della comunicazione dei beni aziendali concessi a soci o a familiari è stimato per la Brianza in circa 205 euro a impresa. Meno oneroso lo spesometro, che pesa per circa 185 euro per contribuente. In totale, moltiplicando il costo medio per l'intera platea servita dai 1.276 studi professionali della provincia, gli oneri superano i 7 milioni di euro.
Non solo. Il questionario domandava anche quale fosse la percentuale di questi costi che i professionisti riuscivano a «trasferire» sulla clientela. Il tasso di riaddebito è risultato pari al 29,7% nel caso dei beni ai soci (circa 61 euro) e al 43,3% per lo spesometro (circa 80 euro).
«Si tratta di dati tendenziali che vanno approfonditi», spiega Gilberto Gelosa, presidente dell'Odcec di Monza e Brianza e dell'Osservatorio fiscale, «ma è un segnale elaborato su dati di base assolutamente oggettivi e riscontrabili. Il costo sociale è elevato e per i professionisti non si traduce neppure in fatturato, se è vero che un terzo dei commercialisti non riesce a rivalersi sui clienti». Da qui la richiesta, in un'epoca nella quale spending review è la parola d'ordine, di valutare la reale utilità degli adempimenti di natura tributaria richiesti al tessuto produttivo del paese. «Grazie alla collaborazione tra istituzioni e realtà associative del territorio si può davvero semplificare la vita a imprese, professionisti e cittadini, partendo proprio dall'analisi dei problemi», osserva Gelosa, «Un esempio è il taglio degli adempimenti fiscali inutili e troppo costosi annunciato dal direttore dell'Agenzia delle entrate, che sicuramente è in parte basato anche sul dossier di proposte ipotizzato nel 2010 in collaborazione tra Osservatorio fiscale, Ordini locali e Codis attraverso la Direzione regionale delle Entrate della Lombardia».
Ma a Monza e dintorni lo studio non si ferma. I risultati del sondaggio, infatti, riguardano finora solo le imprese clienti degli iscritti al locale Odcec, vale a dire circa un terzo del totale. La seconda fase della ricerca coinvolgerà adesso gli altri aderenti all'Osservatorio fiscale, ossia realtà che o detengono strutture fiscali «interne» o si appoggiano ai Caf delle associazioni di categoria. I primi dati di Confindustria sembrano delineare costi degli adempimenti ancor più salati, indicando una media di 1.531 euro per i beni ai soci e di 4.025 euro per lo spesometro per ogni impresa.