
Le indagini, coordinate dai pm Carlo Nocerino e Adriano Scudieri della Procura di Milano, hanno portato alla luce un'organizzazione attiva a livello transfrontaliero nella commissione di ripetute frodi carosello su certificati di carbon trading. Questi ultimi, detti anche «quote di emissione», sono stati previsti dal protocollo di Kyoto e rappresentano il diritto di emettere una tonnellata di biossido di carbonio equivalente per un periodo determinato. Le imprese che immettono nell'atmosfera meno anidride carbonica di quanto potrebbero possono cedere la quota residua a chi non riesce a rispettare la soglia consentita. I certificati, che sono commercializzati alla stregua di servizi, venivano acquistati da società comunitarie in regime di non imponibilità Iva, attraverso l'interposizione di società «cartiere», con un duplice obiettivo: da un lato quello di appropriarsi indebitamente dell'Iva pagata dagli acquirenti finali, danneggiando l'erario, e dall'altro potendo praticare una concorrenza sleale nei confronti dei competitor, offrendo prezzi dei certificati più bassi rispetto al mercato.