
Proprio la delibera del Consiglio di Milano viene richiamata dalla circolare del presidente del Consiglio di Bari che riferisce, secondo quanto denunciato all'Autorità, le lamentele di alcuni notai per i compensi di gran lunga inferiori a quelli da loro praticati richiesti da altri colleghi per gli stessi atti. Il presidente, nel dettaglio, informa gli iscritti del fatto che, in virtù del dl liberalizzazioni, il consiglio ritiene di deliberare che «il combinato disposto dell'art. 2233 c.c. e dell'art. 9 del dl n. 1/2012 sollecita comunque l'utilizzo di criteri di valutazione dell'adeguatezza del compenso alla prestazione, non discrezionali e nella sostanza equivalenti a quelli che avevano determinato i previgenti parametri tariffari». Secondo l'Antitrust, la circolare interviene sulla possibilità per i notai del distretto di Bari di determinare liberamente le tariffe applicabili alle proprie prestazioni e «mira, nella sostanza, a vanificare l'intervento normativo liberalizzatore contenuto nel decreto Cresci Italia, ponendosi come tentativo di aggirarne le disposizioni». Secondo l'Antitrust, «le deliberazioni di associazioni di professionisti mediante la quali vengono fissate le tariffe sono, per loro stessa natura, restrittive della concorrenza: la fissazione orizzontale dei prezzi di fornitura di prestazioni professionali è un'infrazione alla normativa antitrust particolarmente rilevante, poiché mira ad eliminare la competizione su uno degli elementi più qualificanti dell'attività economica dei professionisti, cioè il prezzo».