Isee, è ora di cambiare: in arrivo una franchigia per lavoratori e pensionati con un reddito di 2 mila euro, ma si corre il rischio che il «peso» dei beni mobili di carattere finanziario (azioni, titoli di stato ecc), a valore di mercato, faccia perdere (del tutto, o in parte) il diritto ad accedere a una serie di servizi sociali. Il cantiere della riforma dell'Indicatore della situazione economica equivalente, parametro che attesta la condizione reddituale, consentendo al cittadino di ricevere prestazioni varie con agevolazioni (assistenza sanitaria e ticket, possibilità di iscrivere i bambini agli asili comunali, usufruire delle mense scolastiche, etc), è in fermento, come confermano a ItaliaOggi fonti sindacali, e i lavori sono ormai «a buon punto». L'obiettivo, come stabilito dalla delega contenuta nel decreto «Salva-Italia» (legge 214/2011, art. 5), è innanzitutto adottare una definizione di reddito disponibile che, e questa è una novità rispetto al passato, «includa la percezione di somme, anche se esenti da imposizione fiscale», e tenga conto delle quote di patrimonio e delle entrate dei diversi componenti della famiglia, nonché dei carichi familiari, in particolare dei figli successivi al secondo e di persone disabili; altre finalità della revisione sono migliorare la capacità selettiva dell'indicatore, «valorizzando in misura maggiore la componente patrimoniale, sita sia in Italia sia all'estero, al netto del debito residuo per l'acquisto della stessa, e tenuto conto delle imposte relative», e permettere una differenziazione dell'Isee per «le diverse tipologie di prestazioni».
Particolare attenzione, dunque, ai nuclei numerosi e alle proprietà mobiliari ed immobiliari: l'idea è di far pesare di più le rendite finanziarie (vi entreranno pensioni sociali ed assegni familiari), e di rivalutare il calcolo sulla casa, considerando le rivalutazioni delle rendite catastali dell'Imu. E riguardo alla consistenza patrimoniale per accedere al sistema di welfare, il governo ha indicato una soglia di esenzione di 15 mila euro, mentre non è ancora chiaro il limite reddituale al di sotto della quale non si pagherà nulla, e al di sopra del quale, invece, lo si farà.
La norma contenuta nella legge 214/2011 prevede poi che debbano essere indicati gli sgravi fiscali e tariffari delle provvidenze di natura assistenziale che, dal 1° gennaio 2013, non possono essere riconosciute ai possessori Isee al di sopra di una certa soglia, non ancora definita; nell'ultima bozza che l'esecutivo ha illustrato alle parti sociali «non c'è questo passaggio», e il sottosegretario al lavoro Maria Cecilia Guerra «ha detto che non se ne farà nulla, però occorre vigilare, perché si può aprire un fronte delicato», aggiunge un sindacalista. Spazio, infine, a una riscrittura dei controlli: si va verso una verifica generalizzata, nella quale avranno un ruolo importante Agenzia delle entrate ed Inps, utile perché «farebbe cessare l'ipocrisia collettiva per cui gran parte delle autodichiarazioni non sarebbe veritiera».