La riforma delle pensioni per i consulenti del lavoro slitta a settembre, comunque in tempo utile per inviarla ai ministeri vigilanti per la fine dello stesso mese. L'assemblea dei delegati in programma il 28 giugno, che inizialmente avrebbe dovuto votare il restyling, servirà per un ulteriore confronto interno. A far spostare in avanti il tutto sono state le ultime indicazioni del ministero del lavoro (la circolare del 22 maggio, prima, e l'aggiornamento delle variabili macroeconomiche del 18 giugno, dopo) che hanno imposto all'Enpacl l'aggiornamento pro forma della riforma del sistema e del relativo bilancio tecnico che dimostra la tenuta del sistema pensionistico dei consulenti del lavoro per 50 anni (legge 211/2011, riforma Monti-Fornero). Una richiesta di sostenibilità che di sicuro imporrà dal 1° gennaio 2013 il passaggio al metodo di calcolo delle pensioni di tipo contributivo al posto di più generoso (nel rapporto contributi versati/assegni erogati) sistema a prestazione fissa. È quanto emerso nel corso di un convegno a tema durante i Festival del lavoro di Brescia alla presenza del presidente dell'ente Alessandro Visparelli, del docente di economia dell'Università di Cassino Sergio Nisticò, e del dirigente Mefop Luigi Ballanti. «A gennaio ci avevano detto di portarci avanti con il bilancio tecnico e la riforma sfruttando le variabili macroeconomiche del 2011», ha sottolineato Visparelli, «poi a maggio ci hanno anticipato che sarebbero stati aggiornati i parametri che noi avevamo utilizzato per il nostro lavoro interno. E quindi adesso dobbiamo fare delle verifiche interne per capire se apportano o no qualche modifica. Certo, resta per noi incomprensibile il motivo per cui al comparto pensionistico privato si chiedano 50 anni di sostenibilità nonostante un patrimonio di 50 miliardi, mentre nulla si chieda al sistema pubblico che già da tempo, gestione separata Inps a parte, è in disavanzo senza poter contare su alcun patrimonio che non sia la garanzia dello stato». Dunque, i consulenti del lavoro passeranno al contributivo in quanto, ha spiegato Nisticò, «quest'ultimo riesce a mantenere attuarialmente neutre le prestazioni, al mutare nel tempo della misura dei contributi e della speranza di vita. L'applicazione del nuovo metodo di calcolo avverrà nel rispetto delle anzianità maturate e varrà quindi per il futuro». L'attuale contributo soggettivo è oggi stabilito in misura fissa, distinto per classi di anzianità di iscrizione all'ente, a prescindere dalla capacità reddituale di ciascun iscritto. Con il nuovo anno il versamento alla cassa previdenziale sarà determinato in misura percentuale (12%) sul reddito professionale, con una misura minima (circa 2.000 euro) e una massima (circa 11.000 euro). Novità in vista anche per il contributo integrativo (a carico del cliente) che il professionista riscuote in fattura e riversa all'ente. L'attuale percentuale del 2% sarà innalzata al 4% (con un minimo di 300 euro), di cui il 3% valorizzato in termini previdenziali e l'1% impiegato per ristabilire l'equilibrio del sistema. In linea con le recenti decisioni assunte dal governo per l'assicurazione generale obbligatoria, anche i consulenti del lavoro andranno in pensione più tardi per effetto dell'innalzamento dell'aspettativa di vita. L'aumento sarà graduale nel tempo: 66 anni di età nel 2013 e poi innalzamenti di 1 anno di età ogni 3 anni di tempo. In analogia, verrà innalzata l'età di pensionamento per anzianità, portandola a 60 anni e, gradualmente, varrà il solo requisito minimo di 40 anni di contribuzione, contro i 35 di oggi. Ma a Brescia si è parlato anche dei nuovi orizzonti del welfare. «Con prestazioni poco adeguate, come quelle erogate dal sistema contributivo, sarà importantissimo scommettere sulla previdenza complementare», ha concluso Ballanti.