
Nella missiva trasmessa a Monti viene denunciata ancora una volta la totale mancanza di dialogo tra magistrati fiscali e Mef, amministrazione dalla quale la giustizia tributaria dipende dal punto di vista organizzativo ed economico. «Speravamo che il suo avvento potesse inaugurare un nuovo clima di rapporti fra magistratura tributaria e ministero», recita la lettera inviata al premier, «con profondo rammarico abbiamo constatato fino ad oggi l'assenza di qualsiasi riscontro e confronto». E agli ormai «cronici» problemi rimasti insoluti si è aggiunta anche «l'ingiustificabile inadempienza dell'amministrazione a corrispondere gli emolumenti, benché modestissimi, maturati dai giudici tributari fin dallo scorso anno», osserva Sepe, «l'Amt ha fino ad oggi invitato i propri associati a soprassedere su eventuali azioni giudiziarie da parte degli interessati, nell'aspettativa di un imminente pagamento. Poiché ciò non è avvenuto ed essendo ormai ritenuto dai giudici tributari intollerabile il protrarsi di tale situazione di morosità del ministero, le comunico che, ove non si provveda al pagamento entro il prossimo mese di luglio, i giudici tributari si vedranno costretti ad adire le vie legali, avviando un vasto contenzioso». La palla ora passa dunque a via XX Settembre, che avrà poco più di un mese di tempo per saldare gli arretrati ed evitare così il ricorso al tribunale da parte dei giudici tributari creditori.