
Già dalla definizione di attività professionale e della delimitazione della stessa dalle attività non regolamentate il Legislatore del governo di burocrati – non chiamiamolo Governo Tecnico – sfrutta tutte le ambiguità possibili. Poteva essere il primo tentativo di delimitare una volta per tutte le materie proprie della professione di chi è iscritto ad un albo professionale dalle altre, che non perdevano di nobiltà o di tutela, ma potevano conservare la dignità che meritano senza ingenerare il ragionevole dubbio nel cliente/consumatore che, in fin dei conti, tra un'attività svolta da un iscritto ad un albo e quella svolta da chi in quell'albo non si può iscrivere fossero la stessa cosa.
Anche il tirocinio, che per molti rappresentava il momento di confronto tra il neolaureato ed il mondo del lavoro al fine anche di comprendere le reali capacità professionali rispetto alle potenzialità dell'individuo sviluppate nel percorso di studi, è divenuto poco meno di un dopo lavoro, di un corso serale che non assolve a nessuna delle funzioni proprie della pratica professionale. Questa normazione arruffata e frettolosa del Governo dei professori ha fatto anche in modo di dimenticare, in nome dell'accesso facilitato dei giovani alla professione, di prevedere la retroattività della previsione legislativa del tirocinio ridotto a diciotto mesi, istigando una massa infinita di giovani praticanti a cancellarsi dall'elenco tenuto dagli Ordini locali per poi iscriversi nuovamente guadagnando lo sconto del supplizio. Inderogabile è risultato solo il limite di anzianità del Dominus, che solo dopo aver maturato cinque anni di iscrizione può assumere il ruolo di guida per il praticante. Anche questo presupposto lascia perplessi ed attoniti nella determinazione della ratio che ha illuminato il Legislatore sulla maturazione del professionista che da semplice iscritto può divenire guida per un tirocinante, in soli cinque anni.
La discriminate dell'età la troviamo nuovamente nella composizione dei Collegi di disciplina, dove il più anziano è votato per fare il Presidente, il più giovane per fare il Segretario. Siamo passati da un Governo di guitti e ballerine ad uno di burocrati afflitti da gerontologica propensione, abituati, cioè, a vedere accrescere le proprie competenze indipendentemente dalle proprie capacità ma solo per aver resistito nel tempo al Triste Mietitor. La speranza è che adesso che i guitti hanno deciso di scendere nell'agone politica il Legislatore possa finalmente comprendere che l'essere giovane non è una colpa che si possa espiare fino a non farne più parte. Mentre nel resto del Mondo la crescita è passata necessariamente nell'incentivare i giovani nelle attività imprenditoriali e professionali, qui le giovani generazioni devono prima affrancarsi dall'essere bamboccioni, poi devono combattere contro la pletora di raccomandati a vario genere, per poi trovarsi, ormai vecchi, ad essere tacciati delle colpe imputabili alle generazioni che le hanno precedute. Nel mentre, spesso ma non sempre, mettono su famiglia, pagano le imposte, versano i contributi, assolvono a tutti i doveri di cittadino, senza poter lamentarsi, altrimenti il rischio è quello di essere poi bollati come persone che non sono abituate a sacrificarsi per crescere.
A tutto questo noi non ci staremo mai. L'Unione è pronta a fare la propria parte difendendo il diritto a non essere discriminati in base all'età come sancisce l'art. 3 della nostra Costituzione.
A tal proposito, speriamo che il Presidente Napolitano, tra i più giovani nello spirito tra i nostri governanti, abbia un guizzo di orgoglio e non firmi questo documento che spingerebbe sempre più in un angolo i giovani professionisti e le loro aspirazioni di legalità e di libertà. Ma si sa, la speranza è l'ultima a morire...