
Con 431 voti a favore, 71 contrari e 38 astenuti la camera ha votato la fiducia sull'art. 13 del ddl che introduce numerose modifiche al codice penale tra cui un aumento delle pene per il reato di peculato, portato da tre a quattro anni. Il reato di concussione diventa riferibile solo al pubblico ufficiale, mentre la corruzione in atti d'ufficio viene sanzionata più severamente con la reclusione da uno a cinque anni, anziché da sei mesi a tre anni.
La terza e ultima fiducia (sull'art.14 del ddl) è stata votata con 430 sì, 70 no e 25 astenuti. L'articolo 14 sostituisce all'attuale fattispecie di cui all'art. 2635 del codice civile (Infedeltà a seguito di dazione o promessa di utilità) quella di corruzione tra privati. Sono puniti con la reclusione da uno a tre anni gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori che, compiendo od omettendo atti in violazione degli obblighi inerenti al loro ufficio o degli obblighi di fedeltà, danneggiano la società.
Oggi il voto finale sul ddl, poi il testo andrà al senato con l'incognita di nuove possibili modifiche in arrivo. Il Pdl, in particolare, ha espresso molti malumori sull'articolato uscito dalle commissioni di Montecitorio e farà di tutto per cambiarlo. «Ma in questo caso rischia di saltare tutto perché difficilmente le nuove norme potranno entrare in vigore dalle prossime elezioni», mette in guardia Angela Napoli (Fli) relatore per la commissione giustizia. «Faccio appello dunque al senso di responsabilità del senato», ha concluso.