
All'imminente via libera alla busta arancione, si sono però affiancate altre riflessioni, fra cui quella di grande attualità sulle sorti degli esodati, personale che, dopo aver firmato intese aziendali per accedere al pensionamento con le vecchie regole entro il 2013, in seguito all'approvazione della riforma Fornero si è trovato senza un posto, né un assegno. Il ministro del welfare due giorni fa ha annunciato, incontrando i sindacati, che il decreto è pronto, che riguarda 65 mila persone e che la copertura c'è, ma soltanto per due anni. Secondo il vertice dell'Inps, «è una questione di diritti, e ridurre il tema a un numero mi sembra una mortificazione. Non si può rimandare il problema al prossimo governo. Che siano 60, 80 o 100 mila bisogna stabilire regole precise. Chi deve essere pagato va pagato, che sia con il vecchio sistema o con ammortizzatori sociali», ha puntualizzato.
Altro versante previdenziale importante è quello della proliferazione, ormai incontrollata, dei fondi pensione privati. «Sono troppi», ha detto senza mezzi termini, sottolineando che si parla di oltre 500 opportunità sul mercato, però «manca l'educazione in questo campo, e nel nostro paese non è mai stata fatta». Le persone, ha proseguito citando i risultati di un recente un sondaggio, fanno sapere che «avrebbero più fiducia se dovessero fare i conti con una pensione complementare sotto la supervisione del pubblico». Ecco, dunque, non una auto-candidatura a occuparsi della materia, ma una spinta a realizzare «una maggiore sinergia» fra i due protagonisti, per operare in un clima di maggiore serenità, visto che la demonizzazione del pubblico da parte degli operatori privati ha fatto sì che molta gente, invece di scegliere fra le opzioni, abbia preferito rinunciare del tutto.