
«Da anni chiediamo che si ponga attenzione all'oneroso e crescente carico contributivo imposto ai titolari di “vere” partite Iva», prosegue Lupoi, «dando avvio a misure e interventi capaci di dare dignità e status a questi professionisti. Oggi i lavoratori autonomi sono ingiustamente inseriti nella gestione separata dell'Inps e ingiustamente confusi con i lavoratori parasubordinati (senza peraltro poter godere delle stesse tutele) e distanti anni luce dal trattamento previsto per i professionisti iscritti alle casse private (professioni ordinistiche) per i quali i versamenti contributivi non superano l'aliquota del 14%». Sulla stessa linea il presidente dell'Istituto nazionale tributaristi (Int), Riccardo Alemanno, che ha inviato una lettera al presidente del consiglio Mario Monti e ai membri di governo proprio per evidenziare l'impossibilità da parte dei professionisti obbligati al versamento dei contributi nella gestione separata Inps di potere sopportare un ulteriore aumento della pressione contributiva.
Alemanno, che nei prossimi giorni non esclude ulteriori iniziative e chiederà un incontro al ministro del lavoro Elsa Fornero, chiede dunque «di escludere i professionisti dall'incremento previsto dal ddl, con il carico contributivo già sopportato in questi anni più di tanti altri abbiamo fatto (e stiamo facendo) la nostra parte di sacrifici...».
Va oltre Lupoi, secondo il quale la strada da seguire passa dall'istituzione di una previdenza privata per i professionisti accreditati delle associazioni non regolamentate; la portabilità dei contributi previdenziali già versati, con la conseguente possibilità di cambiare cassa di previdenza; l'ampliamento del sistema della previdenza complementare anche ai professionisti non regolamentati previa individuazione di una previdenza privata di base.