
Il bonus contributivo (differenza tra le aliquote di finanziamento e di computo) varia tra il 3 e il 4%. Ai fini operativi, però, non funziona allo stesso modo per tutti i professionisti; infatti, è prevista una riduzione nel caso di soggetti appartenenti, in parte, al vecchio sistema reddituale (cioè con anni di contributi prima del 2004). In pratica, il bonus è corretto dall'applicazione di un coefficiente pari al rapporto tra anni di contribuzione «reddituale» (prima del 2004) e anni di contribuzione totale (complessivamente utili alla pensione): il coefficiente si riduce (riducendo di conseguenza il bonus) in proporzione all'aumento degli anni di contribuzione reddituale (che comunque danno titolo a una quota di pensione calcolata con il criterio reddituale). In tabella sono indicate quattro simulazioni, con riferimento a un professionista con 38 anni di attività che va in pensione a 62 anni, con reddito medio di 50 mila euro; non si tiene conto, invece dell'incidenza positiva, possibile ma non certa, della capitalizzazione dei contributi. Nel primo caso, dove si considera la presenza di un solo anno di contributi reddituali, se la contribuzione pagata è quella minima si ottiene una pensione annua di 13.730 euro, maggiore di 430 euro rispetto alla pensione «solo» contributiva. Questo di più va a compensare, ma soltanto in parte (ecco il correttivo), la quota di pensione reddituale che per intero vale 875 euro. La differenza che non riceve (875 meno 430) è sottratta proprio dal «coefficiente di equità intergenerazionale», mediante una riduzione del bonus contributivo. Nel caso in esempio, il giovane professionista (iscritto dal 2004) avrebbe diritto a un bonus del 3%; il professionista con un solo anno di contribuzione reddituale (prima del 2004), invece, ne ha diritto per il 2,91%, in misura cioè ridotta di un trentottesimo (rapporto tra anni di contribuzione reddituale e anni di contribuzione complessiva).