
«Quella dei diplomati è una categoria», si legge nella nota del CN, «che dopo aver fatto inserire, con un colpo di mano, in un Decreto del 2001 la possibilità di iscrivere nei propri Albi i laureati triennali in ingegneria ed aver predisposto una riforma per la costituzione dell'Albo unico dei tecnici, con la reale ambizione di esercitare in ambiti ingegneristici in assenza di adeguata preparazione, ha finalmente palesato le proprie reali intenzioni».
Pur riconoscendo l'evoluzione compiuta negli ultimi anni dagli studi tecnici superiori, il Cni, presieduto da Gianni Rolando rileva come «la posizione dei tecnici diplomati nei confronti della riforma degli studi tecnici superiori è singolare. Continuano a far riferimento ad una vecchia concezione che voleva trasformare gli istituti tecnici in licei, togliendo ai diplomati qualsiasi possibilità di accesso alla professione tecnica. Evidentemente non si sono accorti che, invece, la riforma Gelmini va verso una giusta riaffermazione del ruolo professionale del tecnico diplomato, come importante riferimento sia del mondo produttivo che di quello professionale. Un ruolo», continua la nota, «sul quale anche il mondo della produzione ha ricominciato a puntare dopo essersi reso conto che non ha senso cercare di sostituirlo, stante la diversa formazione soprattutto sotto un profilo pratico operativo, con laureati triennali che non sono, e non potranno mai essere, per diversa cultura, dei super geometri o dei super periti.”