
Per ciò che attiene le professioni, le misure messe in campo, quali l'abolizione delle tariffe, la pattuizione dei compensi per iscritto (solo se richiesto dal cliente), la copertura assicurativa obbligatoria, il tirocinio nelle università (per cui è stata eliminata la previsione di un compenso), le società tra professionisti, non hanno trovato tutti d'accordo. «Rendiamo plauso all'attività del Governo per aver deciso di mettere mano ad una materia da troppi anni rimasta chiusa in soffitta, ma riteniamo che il problema delle liberalizzazioni delle professioni sia stato trattato in modo marginale. Liberalizzazioni e concorrenza sono i pilastri che possono incentivare lo sviluppo e la crescita», ha ricordato il presidente. «Sosteniamo da anni la necessità di intervenire in maniera concreta e incisiva. Aumentare il numero dei notai non è certo la strada giusta da percorrere. Non è con un aumento dei professionisti o del numero di licenze in capo ad uno stesso soggetto che si può pensare di avviare un processo di crescita. Occorre piuttosto una reale liberalizzazione dei servizi professionali, lo ribadiamo oggi con ancor più forza. Questo non vuol dire niente regole e nessun requisito professionale poiché, in un regime di concorrenza sarà il mercato stesso a fare la naturale selezione. La meritocrazia premierà solo chi ha competenza e professionalità. In tal senso l'abrogazione delle tariffe non è indice di dequalificazione professionale, anzi può assicurare al consumatore una maggiore qualità a costi minori.
Eliminare le riserve (fatta salva la tutela d'interessi costituzionalmente rilevanti e compatibili con l'ordinamento comunitario), restituire la competitività internazionale ai professionisti italiani, offrire alle nuove generazioni l'opportunità di costruire il loro domani nel mercato del lavoro, è la strada giusta da percorrere per raggiungere il vero obiettivo dello sviluppo, quello che si gioca sull'elevata qualità dei servizi e sulla competitività internazionale delle professioni.
Infine, liberalizzare è il giusto riconoscimento per un settore, quello delle professioni, che coinvolge ormai milioni di lavoratori e che rappresenta un forte potenziale economico per la crescita del Paese», ha concluso Falcone.