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L'Avvocatura annuncia dieci giorni di fuoco

del 21/01/2012
di: La Redazione
L'Avvocatura annuncia dieci giorni di fuoco
Dieci giorni di fuoco per l'avvocatura. Si parte domani, con l'assemblea nazionale dell'Oua chiamata a deliberare le modalità della protesta della categoria, proprio nel giorno in cui il testo delle liberalizzazioni uscirà dal Consiglio dei ministri (si veda ItaliaOggi di ieri). Appuntamento poi al 26 gennaio, all'inaugurazione dell'anno giudiziario in Cassazione, quando il presidente del Consiglio nazionale forense, Guido Alpa, nel suo intervento illustrerà in via ufficiale tutte le iniziative. Che poi saranno ribadite il 28 gennaio da tutti i presidenti degli ordini territoriali nel corso delle cerimonie che si terranno nelle varie Corti d'appello. Insomma, la categoria forense è pronta a una protesta, contro il governo Monti, che si annuncia dura e spettacolare come non si vedeva da anni, e cioè dalle liberalizzazioni del 2006 del decreto Bersani. Il metodo di scioperi e manifestazioni utilizzato da anni dal presidente dell'Oua, Maurizio de Tilla, e spesso osteggiato dalle altre anime della categoria, pare infatti aver contagiato tutta l'avvocatura. Con anche l'ordine di Roma, scettico sul «metodo Oua» ai tempi delle proteste sulla mediazione obbligatoria, che ha deciso di scendere in piazza, il prossimo 26 gennaio, per la «mobilitazione dell'avvocatura romana». Ma vediamo nel dettaglio tutte le iniziative della categoria.

Le iniziative Oua e Cnf. Primo appuntamento già domani all'assemblea nazionale dell'Oua. All'assise hanno già aderito diversi ordini e associazioni forensi, e «si assumeranno iniziative forti». Tra queste: manifestazioni davanti a Palazzo Chigi, Camera e Senato, occupazione «simbolica» degli uffici giudiziari con manifestazioni territoriali e conferenze stampa in 100 uffici giudiziari in due giorni da fissare per l'8 e il 9 febbraio 2012, astensione dalle udienze negli stessi giorni. «Siamo fortemente preoccupati», afferma il presidente, Maurizio de Tilla, «è necessario contrastare il disegno che vuole disintegrare l'avvocatura e rottamare la giustizia. Un mosaico costituito da diversi tasselli: lo schema di decreto legislativo che abolisce oggi gli uffici dei giudici di pace e domani i tribunali minori e le sezioni distaccate. Il decreto legge che da un lato penalizza la parte che non ha inteso partecipare alla procedura di media-conciliazione, con una sanzione che alla prima udienza il giudice può applicare, dall'altro fissa limiti irrisori alla liquidazione degli onorari a carico della parte soccombente nelle cause di valore inferiore a mille euro e che, infine, prevede la domanda di trattazione in appello e in cassazione sottoscritta solo dalla parte e non dall'avvocato». Momento clou della protesta della categoria sarà però la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario, quando Alpa illustrerà tutte le iniziative contro le misure del governo Monti sulle professioni e sulla giustizia. Il giorno precedente la cerimonia, il 25 gennaio, verrà anche convocata una conferenza stampa per informare i cittadini della protesta in corso. La categoria ha anche approvato un manifesto, con l'obiettivo di esprimere «la posizione unitaria di tutta l'avvocatura italiana». «Il governo ha agito in modo opaco, autoritario e senza cercare il confronto con l'avvocatura. I provvedimenti della manovra sono stati ispirati a solo criteri economici con una “pericolosa indifferenza per i valori giuridici”, con “uso strumentale del diritto comunitario”».

Le Camere penali e l'ordine di Roma. L'Unione delle camere penali ha deliberato lo stato di agitazione, sul tema della professione forense, «chiedendo la sollecita convocazione del consiglio per confrontarsi e riferire anche dell'incontro di sabato 14 gennaio al Cnf con gli altri organismi dell'avvocatura». La manifestazione dell'avvocatura romana, invece, si terrà giovedì prossimo, dalle 11 alle 13. «Il governo Monti, in nome della famigerata liberalizzazione», si legge nella nota diffusa dall'ordine, «sta assestando l'ultimo colpo mortale all'avvocatura italiana. È giunto, allora, il momento di alzare la testa e far sentire forte la nostra voce: il tutto facendo capire ai cittadini che è in gioco non la nostra corporazione ma la stessa essenza dell'art. 24 della Carta costituzionale».

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