
Quello che è stato ribattezzato il «grande fratello fiscale», vale a dire l'obbligo per gli intermediari finanziari di trasmettere le operazioni all'Archivio rapporti, sarà selettivo. E, come anticipato da ItaliaOggi del 3 gennaio 2012, non sarà «aperto» agli uffici, ma solo ai piani alti di via Cristoforo Colombo. Befera ribadisce che il monitoraggio dei conti correnti in vigore dal 1° gennaio 2012 sarà implementato con estrema cautela. «Gestiremo i dati in stretta collaborazione con il garante della privacy», conferma il direttore delle Entrate, «siamo già al lavoro per dare operatività alla norma». Sulla novità introdotta dall'articolo 11, comma 2 del dl n. 201/2011 si sono tuttavia registrate numerose preoccupazioni. Una fra tutte quelle che la trasmissione di una così imponente mole di informazioni abbia un costo per gli intermediari (soprattutto banche), i quali potrebbero traslare l'onere sui clienti finali. «È una visione che non condivido», spiega Befera, «in primo luogo perché non chiederemo tutte le operazioni presenti negli estratti conto, ma solo una sintesi delle movimentazioni. E poi perché le infrastrutture informatiche sia nostre sia degli istituti di credito sono in grado di sopportare l'adempimento senza particolari aggravi o difficoltà».
Sulla stessa lunghezza d'onda Marina Calderone, presidente dei consulenti del lavoro. «Suscita un amaro sorriso vedere le banche lamentarsi dei costi per la trasmissione dei dati, minacciando di scaricarli sul cliente», evidenzia Calderone, che è anche al vertice del Cup nazionale, «soprattutto agli occhi di centinaia di migliaia di professionisti che da anni sono investiti di tali oneri e che hanno sempre adempiuto senza percepire alcun tipo di compenso. Questa forma di controllo svolto per conto della p.a. è solo uno degli elementi che ci danno la consapevolezza di come le professioni, specialmente ora che ci apprestiamo alla loro riforma, possono rivelarsi utili al paese per uscire dalla crisi. Obiettivo che non si può raggiungere solo con manovre repressive e in alcuni tratti recessive».
Befera ha parlato anche del nuovo redditometro, assicurando che «stiamo tuttora raccogliendo i dati della sperimentazione attraverso la Sose ed entro la fine del mese di febbraio chiuderemo la fase di test». Il discorso si allaccia alla crisi economica e alla cosiddetta «evasione di necessità».
«La legge è uguale per tutti, come pure il principio della capacità contributiva sancito dall'articolo 53 della Costituzione», chiosa il numero uno dell'Agenzia. «Tuttavia, lo abbiamo ripetuto più volte, quando andremo ad applicare il redditometro pescheremo le grandi differenze. L'evasione è un fenomeno così grande che colpire i piccoli scostamenti sarebbe poco significativo, oltre che scarsamente etico».
Proprio in tema di correttezza, commentando i dati 2010 del contenzioso tributario, i commercialisti chiedono maggiore attenzione da parte dei verificatori in sede di accertamento. «Nel 40% dei casi il contribuente risulta vittorioso», commenta Claudio Siciliotti, presidente del Cndcec, «ciò significa che è stato costretto dal Fisco ad anticipare delle somme non dovute. In periodi di congiuntura negativa come quello attuale ciò può rivelarsi pesantissimo. Auspichiamo rigore nella lotta all'evasione, attraverso rettifiche derivanti preferibilmente da controlli piuttosto che da presunzioni. Frutto di un lavoro svolto a tavolino, in maniera silenziosa, senza spettacolarizzazioni. Così come è giunto il momento, parallelamente a tutte le nuove tasse introdotte in questi mesi, di intervenire anche con tagli alla spesa pubblica».