
L'esame. Due le fasi per accedere alla professione: la prova scritta e la prova orale. L'esame scritto consta di tre distinte prove teorico-pratiche riguardanti un atto di ultima volontà e due atti tra vivi di cui uno di diritto commerciale. In ciascun tema sono richiesti la compilazione dell'atto e lo svolgimento dei principi attinenti agli istituti giuridici relativi all'atto stesso. L'esame orale consta, invece, di tre distinte prove sui seguenti gruppi di materie: diritto civile, commerciale e volontaria giurisdizione con particolare riguardo agli istituti giuridici in rapporto ai quali si esplica l'ufficio di notaio; disposizioni sull'ordinamento del notariato e degli archivi notarili e, infine, disposizioni concernenti i tributi sugli affari. Sono ammessi alle prove orali soltanto quei concorrenti per i quali la Commissione, ultimata la lettura dei tre elaborati, ne ha deliberato l'idoneità. Il giudizio di idoneità comporta l'attribuzione del voto minimo di trentacinque punti a ciascuna delle tre prove scritte.
I precedenti bandi. Con il nuovo bando diventano tre i concorsi aperti. Restano da completare la correzione e l'assegnazione degli altri 400 posti messi a disposizione rispettivamente nel 2010 e nel 2011. Il concorso notarile che, dalla pubblicazione del decreto alla finale assegnazione dei posti, «fisiologicamente» necessita di un paio di anni ultimamente ha dovuto fare i conti con rallentamenti causati dai ricorsi alla giustizia di chi non ha superato l'esame. E non sono pochi, considerando che per 150/200 posti si presentano in media si presentano almeno 3 mila aspiranti. Spiega il consigliere nazionale Paolo Pasqualis che la commissione esaminatrice, dovendo motivare bene la bocciatura, inevitabilmente ci mette più tempo. Così succede che mentre non si è chiuso un concorso ne parte un altro. Sono 550 i posti messi a disposizione negli ultimi tre anni e che contribuiranno a immettere nel mercato un 10% in più di professionisti. Un numero più che sufficiente per Pasqualis in un momento di crisi economica come quello che il paese sta vivendo e che ha ridotto notevolmente la necessità del notaio. «Una situazione che dovrebbe far riflettere chi continua a proporre con le liberalizzazioni l'aumento dei posti dei notai», conclude Pasqualis.