
E se il fondo è diminuito, lo stesso è stato fatto per la quota base (la quota attribuita automaticamente alle varie sedi universitarie, in maniera proporzionale alla somma dei trasferimenti statali e della spesa sostenuta dallo stato per ciascun ateneo) limata del 4% rispetto a quella del 2010 con una riduzione che esclude solo l'università degli studi dell'Aquila grazie agli accordi di programma.
Tra gli atenei che hanno mostrato performance meno eccellenti e quindi che hanno ricevuto «solo» la tradizionale quota base dei fondi, senza premi, c'è l'università degli studi di Urbino Carlo Bo (45 milioni), gli atenei di Camerino (36 milioni) e Macerata (36 milioni) e quelli per stranieri di Siena (7 milioni) e di Perugia (12 milioni).
A partire dalla quota base, poi, intervengono i premi per circa 800 milioni di euro distribuiti a seconda dei risultati ottenuti nella ricerca e nella didattica.
Rispetto agli anni scorsi cresce il peso della ricerca che indirizza il 66% degli incentivi, pari a 549 milioni di euro e la restante parte alla didattica pari a 141 milioni di euro.
I migliori? Bologna e Padova gli atenei che hanno ottenuto i risultati più elevati nella ricerca e che come quota premiale hanno ricevuto rispettivamente circa 10 e 7 milioni di euro soprattutto per i successi ottenuti dai docenti nei progetti di ricerca di interesse nazionale e sulla capacità di ottenere finanziamenti europei e internazionali. Seguono, tra le prime, la Sapienza di Roma (37 milioni di euro), l'università di Torino (20 milioni di euro) e di Milano (27 milioni di euro).
Proprio la difficoltà a far quadrare i numeri tra l'esigenza di ampliare la quota premiale e quella di non far saltare i conti negli atenei con i bilanci già disastrati ha ostacolato il percorso del provvedimento che, tra l'altro, arriva quando l'anno di competenza è già finito.
Ma per il 2012 si intravede qualche spiraglio: il ministro dell'istruzione e università, Francesco Profumo, non solo ha annunciato una riserva di 300 milioni di euro per il prossimo Ffo ma, soprattutto, ha precisato che per il futuro si provvederà a effettuare la liquidazione a marzo e non più al 31 dicembre di ogni anno, concordando, inoltre, con i rettori sull'opportunità di consolidare i fondi in un arco pluriennale (probabilmente triennale) per consentire agli atenei una migliore programmazione.