
La perequazione 2012/2013. Si chiama così il vecchio automatismo della scala mobile, in virtù del quale le pensioni sono adeguate all'aumento del costo della vita calcolato dagli indici Istat; ciò al fine di salvaguardare il potere reale d'acquisto delle pensioni. L'adeguamento avviene al tasso medio dell'indice Istat (tasso d'inflazione) relativo all'anno precedente. Per le operazioni relative all'anno 2012 è utilizzato quindi il tasso calcolato sul 2011. Il tasso effettivo e definitivo, tuttavia, è conoscibile soltanto a fine anno, quando, cioè, l'Istat ha pubblicato gli indici di tutti i mesi ed è quindi possibile procedere al calcolo del valore medio. Gli enti previdenziali, tuttavia, per anticipare le operazioni connesse alle messa in pagamento delle pensioni (per esempio i mandati di pagamento), utilizzano un tasso provvisorio, salvo conguaglio successivo. Il tasso provvisorio per il 2012 è pari al 2,6% (il relativo dm è in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale); la relazione al dl n. 201/2011 stima per il 2013 un tasso dell'1,9%.
Adeguamento in ritardo. Nella versione finale della manovra, oggi al voto di fiducia, la perequazione è riconosciuta per tutto il biennio 2012/2013 alle pensioni d'importo fino a tre volte il trattamento minimo Inps. Per l'anno 2012, in particolare, spetterà per il 2,6% alle pensioni d'importo fino 1.405 euro; per l'anno 2013 alle pensioni d'importo fino a 1.442 euro. Tuttavia, gli effetti nelle tasche dei pensionati avverranno con ritardo, perché l'Inps ha già emesso i mandati di pagamento relativi a gennaio con gli aumenti applicati secondo le disposizioni del dl n. 201/2011. Ossia riconoscendo la perequazione soltanto ai trattamenti pensionistici d'importo fino a 937 euro. Per gli altri pensionati, quelli con trattamenti di importo sopra i 937 euro e fino a 1.405 euro, gli aumenti verranno riconosciuti successivamente dall'Inps, unitamente agli arretrati.
Carla De Lellis