È arrivato al capolinea il sogno di Roma di un brevetto europeo che parli italiano. I mediatori del Parlamento Ue e del Consiglio europeo hanno raggiunto ieri uno storico accordo per chiudere la decennale partita arenata sulla definizione del regime linguistico, decretando la sconfitta di Italia e Spagna. Ad avere la meglio è stata infatti la cooperazione rafforzata di 25 paesi dell'Unione che hanno dato il proprio assenso alla definizione di un regime europeo dei brevetti basato soltanto su tre lingue ovvero inglese (in primis), ma anche francese e tedesco, chiudendo di fatto la porta in faccia all'italiano e allo spagnolo. Una dura sconfitta per i rappresentanti della Penisola, che si erano battuti strenuamente per inserire la lingua di Dante nella lista di quelle ufficiali da utilizzare per la domanda di registrazione di un brevetto comunitario. Adesso, se il testo del compromesso sul regolamento dovesse ricevere il disco verde dai rappresentanti permanenti del Consiglio Ue (in agenda per oggi) e dal Consiglio competitività di lunedì prossimo, la norma che sancisce il trilinguismo potrebbe arrivare all'esame della Commissione affari giuridici del Parlamento europeo già prima di Natale, durante il meeting del 20 e 21 dicembre. Prima di approdare alla plenaria del Parlamento europeo del mese di febbraio. Una lunga carrellata di passaggi che non sembra, tuttavia, impensierire i 25 paesi della cooperazione rafforzata, ormai certi del percorso in discesa dell'iter normativo. E questo, nonostante l'incognita del ricorso presentato alla Corte di giustizia dalla Spagna, secondo cui l'adozione dell'istituto della cooperazione rafforzata per imporre il trilinguismo in questa materia lede il principio di pari dignità delle 22 lingue ufficiali dell'Unione europea. Se anche questo scoglio dovesse essere aggirato (come si presume che sia), dal 1° gennaio 2014 sarà possibile registrare un brevetto unitario valido per tutti i paesi Ue, tranne Italia e Spagna, abbattendo così dell'80% circa il livello dei costi rispetto ai valori attuali. «Il deposito del brevetto unitario potrà essere fatto da aziende e inventori di tutto il mondo senza distinzione di nazionalità (italiani e spagnoli inclusi, quindi). Ma la mancata adesione di Italia e Spagna comporta la non validità nei due paesi», si legge nella relazione presentata ieri dai mediatori del Parlamento Ue al termine della votazione. «La sede in cui si potrà registrare il brevetto sarà quella dell'Epo di Monaco, dove resterà possibile optare per il brevetto europeo attuale (di fatto una registrazione e un pagamento per ogni paese) o per il nuovo brevetto unificato». In questo caso, a regime, sarà possibile registrare il brevetto in ognuna delle 22 lingue ufficiali della Ue e si otterrà gratuitamente una traduzione a scelta tra inglese, francese o tedesco. Non solo. In base a quanto stabilito ieri dai paesi dell'Unione europea (Italia e Spagna esclusi), la presentazione dei brevetti nelle 22 lingue ufficiali, a cura dell'ufficio brevetti, sarà sempre affiancata da una traduzione in inglese per un periodo di tempo transitorio ancora da precisare. Oltre alla realizzazione di una versione sintetica della domanda di brevetto nelle altre due lingue ufficiali, francese e tedesco. Ma le novità votate ieri a Strasburgo non finiscono qui. Al di là del trilinguismo, infatti, i paesi della cooperazione rafforzata hanno stabilito anche la creazione di una Corte Unitaria composta da magistrati specializzati dotata di competenza su macroregioni ancora da definire, con il compito di dirimere eventuali controversie. Il giudizio di secondo grado sarà invece affidato a una Corte superiore con sede unica. Mentre l'ultimo grado sarà appannaggio della Corte europea di giustizia. Al di là del considerevole taglio dei costi, le nuove regole del brevetto comunitario presentano altri indubbi vantaggi per le piccole e medie imprese del Vecchio continente. Il Parlamento europeo ha, infatti, inserito una clausola di salvaguardia che tutela la buona fede delle pmi. Questo vuol dire che le aziende medio piccole saranno giudicate con minore severità rispetto alle grandi imprese, nel caso in cui dovessero riuscire a dimostrare di non aver violato un brevetto con intenzionalità e dolo.