
Una storia senza fine. Comincia a farsi seriamente dannosa la lunga diatriba sugli aiuti ai cfl. L'ultima fase, dopo 11 anni di cause e sentenze, condanna l'Italia a pagare una multa per ogni giorno di ulteriore ritardo nel recupero degli aiuti presso le imprese. Il cfl nasce nel 1984 e viene definitivamente abolito il 24 ottobre 2003 dalla riforma Biagi; nei circa 20 anni di esistenza è stato molto apprezzato dalle imprese per via degli incentivi contributivi di misura variabile tra 25 e 100% per la durata di due anni nonché, dal 1997 (Pacchetto Treu), per un ulteriore anno anche in caso di trasformazione del cfl in rapporto a tempo indeterminato. Il contenzioso scaturisce nel 1995 dagli orientamenti della commissione Ue in materia di aiuti all'occupazione, poiché in base a questi orientamenti gli sgravi sui cfl risultano illegittimi, situazione ufficializzata con decisione 2000/128.
A seguito di tale decisione, le imprese avrebbero dovuto restituire gli aiuti fruiti dal novembre 1995 ma l'Italia propone ricorso dinanzi alla corte Ue che, però, lo respinge il 7 marzo 2002. Sulla base di tale pronuncia, il 1° aprile 2004 la commissione Ue ottiene una nuova sentenza di condanna dell'Italia «per mancata conformazione alla decisione Ue» e che, praticamente, conferma l'obbligo del recupero degli aiuti illegittimi fruiti dalle imprese.
Una multa salata. L'ultimo capitolo si apre il 25 giugno 2009 quando la commissione Ue, ritenendo le autorità italiane colpevoli di non aver adottato tutte le misure necessarie a conformarsi alla sentenza C-99/02, decide di adire di nuovo la corte di giustizia per far ordinare all'Italia il pagamento della multa giornaliera di euro 285.696, dalla nuova sentenza (arrivata ieri) fino a quando non risulterà essere stata eseguita la predetta sentenza C-99/02 (cioè il recupero degli sgravi illegittimi); nonché di versare una somma forfetaria pari al prodotto dell'importo giornaliero di euro 31.744 per il numero di giorni intercorrenti dal giorno della pronunzia della sentenza nella causa C-99/02 (1° aprile 2004) a quello di pronunzia della nuova sentenza. La pronuncia è arrivata ieri. La corte ritiene che l'Italia «non è stata in grado di dimostrare di aver posto fine all'inadempimento del suo obbligo di dare piena esecuzione alla sentenza della commissione» sul recupero degli aiuti illegittimi, dichiarando altresì (come gravità del fatto) «che tale inadempimento perdura da più di sette anni, il che costituisce un lasso di tempo del tutto considerevole». Secondo la corte, l'Italia ha un totale di aiuti distribuiti che ammonta a 251.271.032,37 euro, di cui 63.062.555 già recuperati (l'Italia ha fatto presente, ma la rettifica non è stata accolta, di dover aggiungere altri 73.353.387,28 euro di recuperi effettuati a diverso titolo). Sulla base di tanto, la corte condanna l'Italia al pagamento di una sanzione forfetaria (per il passato) di 30 milioni di euro a cui aggiungere la penalità per ogni ulteriore ritardo. La penalità corrisponde alla moltiplicazione dell'importo base della multa (euro 30 milioni) «per la percentuale degli aiuti illegali incompatibili il cui recupero non è ancora stato effettuato o non è stato dimostrato al termine del periodo (...), calcolata rispetto alla totalità degli importi non ancora recuperati alla data della pronuncia della sentenza, per ogni semestre di ritardo nell'attuazione dei provvedimenti necessari per conformarsi alla citata sentenza 1° aprile 2004, commissione/Italia, a decorrere dalla presente sentenza e fino all'esecuzione di tale sentenza 1° aprile 2004».