
La svolta. Dopo anni di talvolta aspri confronti fra i vertici degli enti dei dottori e dei ragionieri circa l'opportunità/esigenza di arrivare ad un super ente per la nuova professione del dottore commercialista e dell'esperto contabile, la scorsa primavera (si veda ItaliaOggi del 27 e del 28 aprile 2011) i ministeri vigilanti analizzando il bilancio tecnico al 31/12/2009 della Cassa ragionieri hanno preso atto in concreto della graduale riduzione nel tempo della base demografica. Da qui una serie di colloqui con i due referenti istituzionali Edoardo Gambacciani e Aurelio Sidoti, rispettivamente direttore generale per le politiche previdenziali del ministero del lavoro e dirigente dell'Ufficio I della Ragioneria dello stato–Ministero dell'economia
I pro. L'idea sarebbe quella di un ente pluricategoriale delle professioni con laurea triennale. Questo risolverebbe, anche per i ministeri vigilanti, in un solo colpo una serie di problemi. Primo, si darebbe la possibilità a una Cassa (quella dei ragionieri) di migliorare una sostenibilità di lungo periodo altrimenti destinata a peggiorare con qualche rischio anche per lo stato. Secondo, si risolverebbe l'anomalia previdenziale degli esperti contabili. Quest'ultimi, infatti, iscritti alla sezione B dell'albo unico dei commercialisti per un paradosso legislativo sono privi di una copertura previdenziale professionale. Contrariamente ai cugini dottori e ragionieri, infatti, i laureati triennali dell'area economico-contabile non versano l'8 o il 10% di contributi bensì il 26,70% del loro reddito alla gestione separata dell'Inps. Terzo, si accontenterebbe anche l'Istituto nazionale dei revisori legali che ormai da anni chiede una cassa autonoma. Quarto, in prospettiva, si potrebbe risolvere anche la questione dei tributaristi i quali da tempo lamentano un prelievo previdenziale eccessivamente oneroso.
E i contro. L'operazione non è priva di controindicazioni, però. La stragrande maggioranza dei revisori (quasi 150 mila soggetti) iscritti nell'apposito registro, infatti, sono tutti dottori e ragionieri abilitati (110 mila). E quindi versano già alle rispettive casse. L'apertura ai revisori puri comporterebbe il riconoscimento implicito della professione (oggi ritenuta una funzione del commercialista) e solleverebbe un conflitto interno alla categoria vista la battaglia per identificare il commercialista con il revisore. Ma non solo. I contributi previdenziali versati dai diversi lavoratori iscritti alla gestione separata servono a tenere in piedi l'Inps. E di questi tempi i due ministeri non possono non tenerne conto.