
Il presidente dell'associazione dei tributaristi ritiene assolutamente epocale il passaggio da un regime autorizzatorio ad uno di libera iniziativa. Questo significa che nel nuovo mercato dei servizi Ue, fatte salve le disposizioni istitutive e relative ad ordini, collegi e albi professionali, i regimi autorizzatori, statali o regionali, potranno sopravvivere solo se giustificati da motivi imperativi di interesse generale. In pratica, le restrizioni avranno senso esclusivamente in funzione dell'ordine pubblico, oltre che nel rispetto dei criteri di proporzionalità e non discriminazione, della tutela dei consumatori oppure dei lavoratori. “È significativa – commenta il presidente della Lapet – l'introduzione di paletti strettissimi per l'inserimento di nuove riserve così come il limite posto alle restrizioni già esistenti. I regimi autorizzatori infatti potranno essere mantenuti alle stesse condizioni valide per le nuove riserve. Questo implica una generale revisione di tutte le restrizioni, che certamente permetterà l'eliminazione di riserve illegittime e non giustificate dalla normativa comunitaria”.
Perciò la Lapet chiede al governo di rivedere tutte le esclusive che disciplinano (e limitano) il sistema professionale italiano. D'altronde, fanno notare i tributaristi, la Giurisprudenza è già stata chiara in più occasioni negli ultimi anni, dichiarandosi a favore di una doverosa limitazione delle esclusive, specie quando sono inutili o addirittura ingiustificate, ritenendola un passaggio fondamentale per l'apertura dei mercati comunitari alla libera concorrenza.
“La stragrande maggioranza delle riserve vigenti nel nostro Paese – assicura Falcone – non ha ragione di esistere, in quanto tali esclusive sono il risultato di atteggiamenti lobbistici tollerati negli anni al punto da essere quasi diventati la regola. Una regola che però in molti casi non è scritta da nessuna parte. Quel che è sancito da principi non più derogabili né trasgredibili, è invece la necessità di porre un freno alle esclusive”. E su tale necessità si è più volte espressa anche l'Autorità garante per la concorrenza ed il mercato, specificando nella sua indagine conoscitiva sugli ordini professionali che è più che mai necessario “limitare le riserve professionali in quanto restrittive per la concorrenza”. Un'indicazione inequivocabile ed in linea con la direttiva europea. “Ormai le riserve hanno le ore contate – sostiene Falcone – e come ritiene il ministro per le Politiche comunitarie Andrea Ronchi, finalmente, attraverso la direttiva Servizi già dal 2010 in Italia ci saranno tutte le premesse per l'aumento della competitività delle imprese europee, la semplificazione e il varo di norme che non creino discriminazione all'interno del mercato unico. Condizioni realizzabili appunto quando sono garantite trasparenza, proporzionalità e parità di trattamento. Ma questi principi sono decisamente incompatibili con le riserve inutili e non giustificate”.