Inoltre il Collegio di legittimità ha bacchettato i magistrati di secondo grado perché «la Corte si è infatti limitata a sottolineare, ai fini della quantificazione dell'indennizzo, l'esiguità del valore della controversia, ma non ha operato il necessario giudizio di comparazione tra la natura e l'entità della pretesa patrimoniale azionata e la condizione economico-sociale della parte, solo attraverso il quale avrebbe potuto valutare l'impatto del ritardo sull'animo della ricorrente».
Il caso riguarda una donna che aveva citato in giudizio il ministero della giustizia per ottenere il risarcimento del danno morale perché la causa previdenziale nella quale era stata parte era durata troppo. La Corte d'appello di Roma le aveva accordato solo 850 euro perché, aveva sostenuto, il valore era così esiguo da non comportare un ristoro cospicuo. Non solo. I giudici avevano disconosciuto il bonus di 2mila euro di solito liquidato per le cause di particolare importanza. La Cassazione ha sconfessato la prima tesi sostenendo che il valore esiguo della causa non fa scendere l'indennizzo mentre ha confermato la seconda sostenendo che le liti contro l'Inps non danno necessariamente diritto al bonus.