
L'apprendistato di alta formazione, invece, riguarda coloro che, nel pubblico e nel privato, sono assunti per compiere attività di ricerca, per ricevere un diploma di istruzione secondaria superiore, «titoli di studio universitari, compresi i dottorati», per la specializzazione tecnica superiore, nonché per «il praticantato per l'accesso alle professioni ordinistiche, o per esperienze professionali». La norma specifica che, se non vi sono regolamentazioni regionali preesistenti, l'attivazione «è rimessa ad apposite convenzioni stipulate dai singoli datori di lavoro o dalle loro associazioni con le università, gli istituti tecnici e professionali e le istituzioni formative o di ricerca, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica»; tuttavia, poiché il contratto dovrà essere applicato uniformemente, dapprima si farà riferimento alla contrattazione collettiva nazionale, poi ci sarà il «graduale e completo superamento delle attuali regolamentazioni di livello regionale», con un regime transitorio che durerà «non più di sei mesi», prima dell'applicazione delle nuove disposizioni, eccezion fatta per il pubblico, per il quale si dovrà attendere un decreto di «armonizzazione» di palazzo Chigi.
Reazioni. Soddisfatto il ministro Maurizio Sacconi che ricorda come a settembre si affronterà, nell'ambito di un confronto con regioni e parti sociali, il cruciale tema dell'impiego di stage e tirocini, connesso al decollo dell'apprendistato. Di «un importante passo avanti per restituire a questo strumento di ingresso al lavoro dei giovani il grande valore che merita» parla la Cna, che sottolinea «la fine del conflitto di attribuzione che opponeva norme nazionali a disposizioni regionali. Un secondo punto di valore è il riconoscimento incondizionato della formazione on the job. Per la Cna significa, infatti, mettere a valore in maniera equivalente la formazione in azienda rispetto ai moduli consueti della formazione in aula e attraverso i libri. In questo modo le imprese potranno operare all'interno di un quadro di certezze per quanto riguarda regole, oneri e costi». Plauso di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, mentre per Mario Resca, presidente di Confimprese, saranno semplificate «le procedure che i nostri associati hanno sempre segnalato come evidenti aggravi burocratici». Voce (critica) fuori dal coro quella di Confcommercio, che non ha firmato l'intesa: «Oltre il 45% dei giovani apprendisti è assunto dal nostro comparto», ma con la riforma si confermano «vecchie logiche che non aiutano né l'economia, né la creazione di nuovi posti di lavoro».