
I comuni non dovranno invece attendere per incassare le risorse derivanti dai quei trasferimenti erariali che, non avendo carattere di generalità e permanenza, non sono stati fiscalizzati ai fini del federalismo. Si tratta di 610 milioni di euro in totale di cui gran parte (400 milioni) a favore di Roma Capitale. Gli altri importi riguardano contributi di minore entità come quelli a favore dei comuni fino a 3 mila abitanti o degli enti che abbiano assunto personale proveniente da basi Nato dismesse.
Gli importi delle assegnazioni finanziarie per il 2011, disponibili sul sito www.finanzalocale.interno.it, confermano sostanzialmente le cifre anticipate da ItaliaOggi il 1° giugno scorso.
Gli enti sotto i 5 mila abitanti non perderanno nemmeno un euro, anzi in alcuni casi ci guadagneranno, mentre per i grandi centri viene stabilito un paracadute che limiterà le perdite allo 0,28%. A farne le spese saranno le città più popolose e storicamente premiate dai trasferimenti erariali come Roma e Napoli che perderanno rispettivamente 2 e 1,3 milioni di euro. A Milano e Torino mancheranno all'appello 1,15 milioni e 847 mila euro. In materia di Iva l'aliquota di compartecipazione è stata fissata al 2,58% e la fetta di imposta sul valore aggiunto che andrà nelle casse dei 6.700 comuni delle regioni a statuto ordinario è stata determinata dividendo il gettito regionale per il numero di abitanti. Più complessa, invece, la ripartizione del fondo di riequilibrio, in considerazione delle tante variabili poste dalla legge. Il 30% del fondo (e dunque 2,512 miliardi di euro) è stato suddiviso tra i comuni sulla base del numero di abitanti. Il dpcm ha poi previsto criteri distinti per i piccoli comuni e per quelli con più di 5 mila abitanti. Ai mini-enti, in cui la somma dell'Iva e della fetta del fondo attribuita in base alla popolazione non garantiva almeno la stessa cifra dei trasferimenti fiscalizzati, è stato riconosciuto un importo aggiuntivo. Ai grandi centri è stato attribuito un ulteriore 10% in proporzione al peso di ciascun comune nella produzione del gettito dei tributi immobiliari. E per finire sono stati previsti due tetti, uno per eccesso e un altro per difetto, in modo da limitare in positivo o in negativo l'ammontare dei nuovi importi: ai sindaci non potrà andare più del 110% dei trasferimenti fiscalizzati e meno del 99,72%. Con una perdita contenuta dunque allo 0,28%.