
È importante richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica a una rilettura mirata dei maestri del liberalismo, un governo che si definisce liberale, sostiene Cavallaro, tra un aumento dei tributi e una diminuzione della spesa pubblica, non può e non deve che preferire la seconda. Diversamente, aggiunge il segretario, «si mettono in piedi gli stessi provvedimenti del governo precedente al 2008, bocciato proprio per questo dagli elettori»; non foss'altro perché non si riesce ad abbandonare per comodità il solito vizio di ritoccare all'insù imposte e tasse che si trascinano di anno in anno dai tempi della guerra 1915-1918. Mentre, non si tiene conto della necessità di scovare gli sprechi esistenti (anche questi duri a morire), sparsi ovunque al centro e in periferia. Come, del resto, è stato sottolineato qualche settimana fa da un esperto conoscitore della materia, il prof. Pietro Giarda, chiamato al ministero dell'economia, non solo per esserne stato sottosegretario e tecnico per la riforma del fisco, ma anche quale presidente di una omonima commissione ministeriale.
Si considera buona e giusta la dichiarazione della propria disponibilità da parte del ministro dell'economia a prendere in seria considerazione proposte di modifica al decreto legge (incluso il bollo sui depositi). Ma prima, secondo il segretario generale della Cisal, è necessario procedere a una concertazione con le parti sociali, che non sia un confronto tra sordi, e che si effettui almeno alcune ore prima che si dia inizio alla discussione in parlamento.
In questo senso, il governo è chiamato a esercitare l'arte dell'ascolto, se non vuole innescare ulteriori e arrabbiate reazioni da parte dei cittadini. Innanzitutto dei pensionati e dei lavoratori a cui oggi vengono chiesti dei sacrifici, peraltro definiti indispensabili per contribuire al bene comune.
Un bene comune, che pare diverso da quello perseguito dalla manovra in corso, a tutto vantaggio del mondo politico nazionale, che mantiene inalterati tenore di vita e privilegi.
Infatti, da una parte viene chiesto rigore e senso di responsabilità al paese e, dall'altra, si reclamano rispetto e prerogative istituzionali, solo per citare una recente e obiettiva sottolineatura giornalistica sull'argomento.