
Il Libro verde pone le basi per una riflessione sui meccanismi di riconoscimento professionale al fine di facilitare una mobilità altamente qualificata dei lavoratori europei.
«La pubblicazione del Libro verde sulle qualifiche professionali è un provvedimento di grande importanza, il primo passo verso la modernizzazione della direttiva che favorisce la mobilità dei professionisti all'interno del mercato unico», ha commentato il presidente nazionale tributaristi Lapet Roberto Falcone aggiungendo che «la revisione della normativa consentirebbe da un lato ai professionisti di realizzare il loro diritto al lavoro in tutta l'Ue, e dall'altro per i cittadini europei di migliorare l'accesso ai mercati dei paesi terzi con il conseguente rafforzamento dell'Unione europea nei negoziati del commercio internazionale».
Il commissario responsabile del mercato interno, Michel Barnier, ritiene infatti che l'aggiornamento della direttiva sul riconoscimento delle qualifiche professionali debba essere una delle priorità per il mercato unico, tale da contribuire a rendere più competitiva l'economia europea, capace di sostenere la crescita e la creazione di occupazione. «Condividiamo e apprezziamo questo impegno del commissario nel voler facilitare la mobilità dei lavoratori autonomi: è una causa sulla quale la Lapet si spende da anni», ha dichiarato Falcone.
Una delle proposte di modifica alla direttiva europea è la creazione di una carta professionale. Questa comporta la semplificazione e la velocizzazione della procedura di riconoscimento, che altrimenti richiederebbe una prassi farraginosa fin dal reperimento e presentazione della documentazione attestante la qualificazione del professionista. La carta è dunque essenzialmente una attestazione di trasparenza e di garanzia. Infatti i professionisti avranno la possibilità, e non l'obbligo, di applicarla. «Apprendiamo con soddisfazione l'idea della Commissione europea di adottare questo strumento. Nelle nostre proposte avevamo suggerito l'utilizzo di una carta professionale che, emessa da un'autorità competente nello stato membro di origine del professionista, può consentirgli di dimostrare le sue credenziali ai consumatori, datori di lavoro e autorità competenti dello stato membro di destinazione», ha ribadito Falcone.
Oggi solo un numero limitato di professioni può godere dei benefici del riconoscimento automatico. Per tutte le altre, l'articolo 15 della direttiva offre la possibilità di adottare piattaforme comuni tra gli stati membri. L'obiettivo di queste piattaforme è quello di creare misure di compensazione attraverso la formazione o l'aggiornamento. Una serie di ostacoli però impediscono il decollo di queste misure. «Chiamare a raccolta tutti i 27 stati membri o anche solo 18 non è fattibile», ma Falcone ha già avuto modo di suggerire la soluzione: «Le piattaforme devono essere messe in condizione di operare per poterne valutare l'efficacia. Anche la carta professionale senza le piattaforme comuni non potrebbe risolvere le problematiche compensative».
Il Libro verde, infatti, a tal proposito, ha suggerito la possibilità di ridurre la soglia di partecipazione a un terzo di tutti gli stati membri invece dei due terzi. Inoltre è prevista la libertà per qualsiasi stato non partecipante di intervenire a una piattaforma comune anche in una fase successiva. «Bruxelles ha dunque recepito l'idea contenuta nei nostri suggerimenti presentati nell'ambito della consultazione indetta a gennaio, di rilanciare le piattaforme comuni piuttosto che abbandonarle», ha detto Falcone. «Inoltre è stata accantonata l'idea di un 28esimo regime sovranazionale. Nello stato attuale dell'Unione è un'utopia pensare a un programma unico di formazione sulla base di blocchi comuni di competenze per tutte le professioni».
Bruxelles con la consultazione che durerà fino al 20 settembre pare abbia preso la giusta rotta verso la concreta modernizzazione della direttiva. Il prossimo appuntamento è fissato al 7 novembre 2011 con una conferenza ad alto livello. «Un'occasione importante a cui la Lapet non mancherà di dare il suo apporto in termini di riflessioni e contributi, così come già ha fatto in precedenza. Ci auguriamo che le nostre osservazioni potranno contribuire a dare maggiore slancio a tutti quegli interventi necessari al fine di garantire, in modo ancor più efficace, gli obiettivi che la direttiva si prefigge», ha detto infine Falcone. «Condivido l'idea della Commissione europea di trovare le possibili soluzioni future sulla base dei risultati già raggiunti. A tal proposito il sistema d'informazione del mercato interno (Imi), ha svolto un ruolo fondamentale anche nel superare le differenze linguistiche tra gli stati membri e facilitare la cooperazione tra lo stato membro di origine e lo stato membro di destinazione».