- rendere pubblica la pressione fiscale «reale» sui contribuenti in regola e le imposte dirette dichiarate, distinte per settore, piuttosto che i redditi, per mostrare come le diverse categorie di lavoratori contribuiscono al bilancio dello Stato;
- pubblicare la lista di tutti coloro che non versano alcuna imposta per capire le ragioni del loro privilegio;
- pubblicità dei dati su base volontaria, suggerendo alle aziende di rendere pubblico, oltre alla ragione sociale e agli altri dati usuali, anche quanto contribuiscono al bilancio dello Stato; lo stesso potrebbe essere suggerito per i cittadini privati, per ottenere un impatto positivo dal punto di vista culturale. Incentivi potrebbero essere previsti per coloro che seguono un approccio trasparente.
Il rafforzamento della compliance, poi, dovrebbe passare attraverso tre ulteriori misure: un restyling degli studi di settore cambiando le variabili di riferimento passando al valore aggiunto invece dei ricavi/compensi, sostituzione dei parametri con una metodologia di stima più evoluta e, da parte di alcuni partecipanti al tavolo è arrivata la proposta di ampliare le categorie e i limiti dei ricavi/compensi per l'applicazione degli studi di settore. Sul redditometro, il tavolo di lavoro raccomanda che lo strumento venga costruito sulla base di criteri trasparenti, attraverso una metodologia scientificamente condivisa. E per il tutoraggio preventivo delle imprese medio-grandi raccomandano l'introduzione del contraddittorio obbligatorio tra contribuenti e Agenzia.
Si punta poi alla riduzione delle partite Iva. «con specifico riferimento alle partite Iva in agricoltura, al lavoro para-subordinato, al parziale spostamento degli adempimenti in materia Iva dalla vendita al dettaglio a quella all'ingrosso», si legge nel documento, «similmente, potrebbe essere operato un controllo preventivo sulla costituzione di Società di capitali (Srl) di puro godimento. Queste misure» per gli esperti, «consentirebbero anche di ridurre sostanzialmente la platea dei contribuenti potenzialmente da controllare, aumentando l'efficacia delle verifiche».
Un'altra misura in direzione della riduzione dell'evasione è individuata nel maggiore uso della moneta elettronica. Gli esperti propongono misure di incentivo e di rendere obbligatorio l'uso di questi mezzi di pagamento per alcune transazioni con le pubbliche amministrazioni. Infine si richiede di istituire un comitato scientifico per la messa a punto del modello di stima del calcolo dell'evasione, il tax gap. Oltre ad essere differenziata per tipologia di tributo, tale stima dovrebbe condurre ad una scomposizione della platea dei contribuenti, differenziando per: forma giuridica (persone
fisiche, società, ecc.), categoria di attività economica, dimensione di impresa ed area geografica. È altresì importante distinguere l'evasione che proviene dal lavoro dipendente da quella proveniente dagli altri redditi.