Una recente indagine che ha coinvolto 1.004 cittadini residenti in 56 province italiane di 16 diverse regioni fornisce una fotografia dettagliata della percezione che gli utenti hanno di commercialisti, consulenti del lavoro, avvocati, notai, ingegneri, architetti, geometri, medici, dentisti, veterinari e altri ancora. «Nonostante le difficoltà economiche che hanno colpito il settore professionale e i ritardi della politica nel riqualificare le attività intellettuali nel suo complesso, l'immagine del libero professionista rimane integra e conferma ancora una volta la fiducia dei cittadini verso la qualità delle prestazioni professionali», commenta il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella. «La percezione positiva degli utenti è un segnale molto importante che gratifica più di ogni altra cosa i professionisti che ogni giorno combattono la crisi al fianco delle pmi, affrontano la burocrazia, sostengono le famiglie, i giovani e gli anziani».
Ma che cosa distingue un libero professionista dagli altri lavoratori? La ricerca ha permesso di approfondire quali sono gli elementi distintivi nella percezione degli utenti e il quadro che emerge delinea la gestione autonoma dell'attività e il potere decisionale quali principali caratteristiche distintiva rispetto ad altre forme di lavoro. L'indagine svela poi un altro falso mito: i ricchi guadagni dei professionisti. Solo il 19% degli intervistati, infatti, indica il reddito elevato tra le caratteristiche del lavoro professionale. «La libera professione», sottolinea Antonio Zuliani, presidente di Plp e autore dell'indagine, «non viene più vista come una attività capace di produrre redditi più elevati di altre tipologie di lavoro».
Altro tema di indagine il ruolo dei professionisti nella società. Secondo il 77,7% del campione i liberi professionisti mostrano una buona capacità di influenza soprattutto nei settori economici, sociali e culturali, mentre viene data poca rilevanza al loro peso politico. Politica a parte, l'indice di gradimento dei clienti rispetto alla prestazione del libero professionista conferma la centralità del ruolo del professionista soprattutto nelle aree professionali socio-sanitarie, economico-amministrativa e giuridica. Ma soprattutto lo stretto rapporto che esiste tra professionista e utente, come viene confermato dai criteri che i cittadini utilizzano per scegliere un professionista. Qui l'indagine non riserva grandi sorprese e la «conoscenza diretta e indiretta» è la motivazione principale, soprattutto per le questioni giuridiche (71,1%) e socio-sanitarie (59,2%). Poco rilevante, invece, appare la «convenienza economica» (10%), mentre è costante aumento la ricerca di un professionista attraverso i siti Internet (29,7% per i professionisti dell'area economico-amministrativa e 24,9% per quelli dell'area tecnica. «Si tratta di strategie che sembrano sortire una grande soddisfazione da parte del cliente», dice Zuliani. «Si può pensare che l'aver scelto autonomamente il professionista predisponga a valutarne positivamente la prestazione». Assolutamente marginale risulta la presenza negli elenchi pubblici, quali albi professionali o pagine gialle (tra il 2 e il 3% a seconda dell'area professionale).