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P.a., serve ridurne i costi

del 10/05/2011
di: di Manola Di Renzo
P.a., serve ridurne i costi
Le manovre politiche devono essere collegate tra loro e integrate per intervenire efficacemente sul progetto di risanamento e ripresa del mercato economico e del lavoro. Altrimenti rischiano di non avere efficacia.

Il governo ha enunciato la sua strategia pro-crescita per il 2011 e anni successivi nel Documento di economia e finanza (Def), varato ad aprile, e la settimana scorsa il consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto sviluppo. Dato il numero delle misure in essa contenute, in molti l'hanno paragonata a una «Finanziaria». Sicuramente in esso sono previste diverse misure volte a migliorare il sistema-paese. Sembra inoltre la prima tappa di un processo non concluso. Per dirla con il ministro del Tesoro: «È il primo di una serie di decreti legge che presenteremo in logica europea del semestre». Le misure contenute nel decreto legge hanno tra gli obiettivi prioritari la riduzione della pressione regolatoria e degli onerosi adempimenti burocratici oggi vigenti. È già un grande passo avanti, ma manca all'appello una manovra incisiva d'intervento sul settore pubblico. L'apparato pubblico assorbe capitali, e non li restituisce né in termini economici né in servizi. I costi lievitano continuamente mentre insieme alla produttività i servizi peggiorano e in alcuni comparti sono addirittura carenti. Si tratta degli stessi comparti che continuano ad avere personale e dirigenza altamente retribuiti senza un ritorno proporzionato.

La riforma essenziale da mettere in cantiere riguarda la riduzione dei costi del personale e il loro orario di lavoro. Snellire parte degli adempimenti è sicuramente un primo passo per diminuire le uscite, ma non abbastanza per rigenerare quella produttività che ossigena il sistema nazionale. La macchina fiscale continua a stritolare le imprese private e quelle pubbliche continuano a raccogliere. L'augurio è che il ministro Tremonti intervenga al più presto con una riforma non sulla spesa pubblica, ma sul costo pubblico, per poter rendere produttivo un settore «mangia soldi e sputa debiti». Tra le novità importanti di questo decreto sviluppo spicca il credito d'imposta per il lavoro nelle aree del Mezzogiorno, e per le aziende che finanziano progetti di ricerca. Una misura agevolativa assunta di concerto nel «Patto Euro Plus» di marzo 2011, ove sono stati previsti strumenti specifici ai fini della produttività nelle Regioni con ritardo nello sviluppo.

Il governo ha individuato le risorse necessarie al finanziamento dell'iniziativa, attivando canali di approvvigionamento sia nazionali che europei, del Fondo sociale europeo e del Fondo europeo di sviluppo regionale per gli anni 2011, 2012 e 2013. Noi del Cnai auspichiamo una chiarezza operativa e una «snellezza» burocratica nella fruizione del credito, proprio nello spirito di operatività e semplificazione che sembra voler contraddistinguere quest'ultima manovra dalle precedenti. Infatti non poche sono state le problematiche incontrate nella Finanziaria del 2010, L.191/2009, per beneficiare degli incentivi alle assunzioni di disoccupati. Solo a febbraio di quest'anno l'Inps ha fornito le istruzioni per le agevolazioni alle assunzioni effettuate nel 2010, mentre siamo ancora in attesa del decreto ministeriale per le assunzioni del 2011. Questa volta, presa la strada giusta, l'invito è di continuare fino al risultato finale, definitivo e strategico.

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