
La sostenibilità da ritrovare. Con il comma 763 della legge 296/2006 il legislatore ha chiesto agli enti dei professionisti di assicurare l'equilibrio dei bilanci per almeno 30 anni (prima erano 15 anni) all'interno di proiezioni attuariali di 50 anni. Un passaggio considerato drastico sin dalle prime ore da quelle casse che intuivano le difficoltà, per varie ragioni, a dimostrare la propria solidità. Tanto che già nei primi bilanci tecnici al 31/12/2006 è emerso il loro fiato corto (si veda ItaliaOggi del 02/09/2009). In assenza di riforme strutturali, con le nuove proiezioni al 31/12/2009 l'assenza di sostenibilità di medio-lungo periodo si è ripresentata (come già anticipato da ItaliaOggi del 14/12/2010). Circostanza che ha portato i tecnici ministeriali ad approcciare la situazione con meno indulgenza rispetto al passato.
La cura ricostituente. Secondo quanto risulta a ItaliaOggi i consigli di amministrazione dei vari istituti pensionistici avranno mano libera nel disegnare la propria riforma. Anche perché Enpam, Cipag, Inpgi e Cnpr hanno criticità diverse da affrontare. C'è chi, come la cassa dei medici, dovrà fare i conti con il sistema retributivo (troppo generoso in quanto calcola la pensione non sui contributi realmente versati ma sulla media dei redditi degli ultimi anni) e chi, come quella dei ragionieri, dovrà trovare un modo per allargare la base dei contribuenti magari aggregando figure professionali affini. Ad ogni modo, secondo i ministeri vigilanti, appare imprescindibile l'aumento delle aliquote a carico degli iscritti e qualche anno in più di lavoro prima del loro riposo. Per non parlare dei possibili tagli ai gettoni di presenza e alle spese di rappresentanza per gli organi statutari. Alla base del ragionamento c'è la consapevolezza che le misure della Manovra Tremonti (legge 78/2010), atte a garantire la stabilità dei conti dello stato, non possano essere escluse per quei sistemi previdenziali troppo generosi che senza qualche rinuncia sono destinati a collassare nel breve periodo e far ricadere il costo degli sprechi del passato sulla collettività (visto che in ultima istanza sarà sempre lo stato a dover garantire la pensione ai cittadini). Ecco perché, se entro sei mesi non migliorano le prospettive ad attendere le gestioni previdenziali inoperose ci sarà quel commissariamento previsto dalla legge 509/94 e fino ad oggi poco sperimentato.