
In pensione con il sistema attuale
A fronte di un reddito dichiarato di 50 mila euro, oggi un professionista versa all'ente di categoria in media 5 mila euro di contributo soggettivo (il 10% sul reddito) e 2 mila euro (il 2% su un fatturato di 100 mila euro) di integrativo. Quest'ultimo completamente inutilizzabile ai fini pensionistici da parte delle casse di nuova generazione per effetto del «sigillo» della legge 103/96. Secondo i tassi di sostituzione attuali, un commercialista o un perito industriale con il sistema vigente andrà in pensione con il 25% dell'ultimo reddito dichiarato (12,500 euro). Al contrario, un avvocato o un ingegnere (che gode del sistema retributivo adottato dalle casse del 509/94) va in pensione con il 60/70% dell'ultimo reddito (30/35 mila euro).
In pensione con il sistema riformato
Con la legge Lo Presti le cose cambiano decisamente. Aprendo un ventaglio di opportunità. Dato che le casse del 103/96 potranno, da un lato, aumentare fino al 5% il contributo integrativo e, dall'altro, destinarne una parte ai montanti individuali. Vuol dire che ogni anno si potranno mettere da parte più soldi per trovare a fine carriera (dopo circa 30 anni di versamenti) il salvadanaio pieno. Facciamo tre ipotesi per vedere come all'aumentare di un punto percentuale dell'aliquota dell'integrativo migliorano le pensioni. A fronte del solito reddito di 50 mila euro, un professionista continuerà a versare all'ente di categoria 5 mila euro di contributo soggettivo (il 10% sul reddito) e, per effetto dell'aliquota maggiorata, 4 mila euro (il 4% su un fatturato di 100 mila euro) di integrativo. La cassa a questo punto potrà scegliere di destinare, per esempio, il 50% (2 mila euro) o il 75% (3 mila euro) ai montanti individuali. Aumenterà di riflesso anche il tasso di sostituzione (35/40%). Tradotto, le pensioni che con il sistema attuale sono ferme a 12,500 euro nel due ipotesi prese in considerazione salirebbero a 17.500 euro o a 20 mila euro. Ma non solo. Nel caso l'integrativo salisse al 5% la pensione potrebbe arrivare anche a 22.500 euro. La riforma poco o nulla cambia per le pensioni di avvocati o ingegneri. Le casse di categoria, che potranno utilizzare anche loro questa entrata importante, non avendo problemi di adeguatezza delle prestazioni penseranno più alla sostenibilità di lungo periodo.