
In alternativa, il ministro della semplificazione ha proposto di inserire nel decreto una norma che impegna il governo a reperire con successivi provvedimenti, anche d'urgenza, le risorse per onorare il patto con le regioni.
Il reintegro dei fondi del trasporto pubblico locale rischia di diventare la buccia di banana su cui il cammino del quinto decreto attuativo del federalismo sta scivolando. Un tema non nuovo, su cui però la commissione bicamerale può far poco perché, come ha fatto notare il relatore di minoranza, Francesco Boccia (Pd) che fino a tarda sera ieri ha tentato di pervenire a un'intesa col collega di maggioranza Massimo Corsaro, «c'entrano poco col decreto sul federalismo regionale, ma attengono alle promesse fatte, e non mantenute, da Calderoli a Vasco Errani (il presidente della Conferenza delle regioni ndr)». «Quello che invece noi abbiamo chiesto al ministro», prosegue Boccia, «è che nel decreto vengano neutralizzati i tagli del dl 78 (che per le regioni a statuto ordinario ammontano a 4 miliardi nel 2011 e 4,5 nel 2012 ndr)». Una promessa che la manovra correttiva 2010 prevedeva espressamente, ma che poi non è stata inserita nè nel decreto sul fisco comunale nè in quello sul fisco regionale.
Su questo aspetto il Pd propone che dal 2012 si dia luogo alla revisione dei tagli ai trasferimenti (suscettibili di fiscalizzazione per effetto del federalismo) a favore di tutti gli enti locali (non solo regioni, ma anche province e comuni) in regola col patto di stabilità. Mentre l'ultima offerta del governo prevede la limitazione del trattamento di favore alle sole regioni e a partire dal 2013. Entrambe le ipotesi prevedono poi l'istituzione entro 60 giorni di un tavolo di confronto tra le regioni e il governo.
In materia di perequazione il Pd propone inoltre che per calcolare la dotazione finanziaria del fondo nel primo anno di suo funzionamento venga presa a riferimento la spesa storica del 2010.
Su queste ipotesi contrapposte si giocherà il futuro del decreto ed è certo che la mediazione continuerà fino all'ultimo in Bicamerale. Ma in vista del voto del 23 marzo, i 30 parlamentari di palazzo San Macuto (che sul fisco comunale si sono divisi esattamente a metà) avranno una responsabilità in più. In caso di mancato accordo Calderoli ha minacciato di non recuperare subito i 400 milioni del tpl promessi alle regioni.