In un rinnovato contesto economico-sociale il mondo delle professioni sta assumendo un ruolo decisivo sia in termini di fatturato che di occupazione. Nell'ultimo decennio il numero dei professionisti è cresciuto al punto da fare delle libere professioni un settore trainante nel mercato del lavoro con un bacino stimato in oltre 4 milioni di posti di lavoro, pari al 15,9% dell'occupazione in Italia, e con tassi di crescita differentemente distribuiti tra le diverse aree di attività (sanitaria, tecnica, economico-sociale, giuridica).
In questo scenario non mancano elementi di criticità dovuti ad un radicale mutamento del contesto di mercato, dove all'incremento demografico della popolazione dei professionisti non sempre è seguito uno sviluppo armonico dei servizi professionali. Troppi sono i giovani e le donne che hanno scelto di svolgere una attività libero-professionale non per assecondare una loro vocazione, ma perché costretti da un mercato del lavoro che non è stato in grado di assorbili. Le difficoltà di inserimento e di permanenza nel mondo del lavoro (dovuti anche all'elevato costo di avviamento e di gestione di una autonoma attività professionale) hanno indotto molti professionisti a rimodulare le proprie aspirazioni riducendosi spesso a svolgere prestazioni di scarso profilo intellettuale al servizio di terzi. La possibilità per i giovani di fare progetti a lungo termine si scontra con la realtà e le prospettive future appaiono incerte e rese ancora più critiche da un sistema previdenziale che non riuscirà a garantire loro una pensione dignitosa. Le inefficienze e gli squilibri dei servizi professionali evidenziano la necessità di ripensare le linee di intervento in un quadro di riforme strutturali che investano la regolazione, la tutela e la rappresentanza di questa categoria e che siano in grado di dare dignità sociale ai professionisti.
Occorrerà, quindi, predisporre una regolazione del lavoro e del welfare per fornire ai professionisti – anche attraverso l'elaborazione di uno Statuto del lavoro autonomo – e ai loro collaboratori forme adeguate di garanzia e di tutela, mediante il potenziamento di strumenti di sussidiarietà, quali sedi di regolazione del mercato del lavoro. In tale prospettiva, non si può prescindere dalla predisposizione di un Contratto collettivo nazionale di lavoro degli studi professionali in grado di fronteggiare le sfide della competitività e di fornire le regole di garanzia dei processi lavorativi, attraverso la promozione e la tutela delle condizione dei lavoratori.