La macchina è già partita. E il primo traguardo è stato fissato per il prossimo ottobre, quando si terrà la prima grande assemblea del Patto tra i professionisti, che non sarà la solita celebrazione di un nuovo soggetto della rappresentanza, ma l'avvio di un programma operativo che tocca da vicino i temi delle professioni e della società italiana. Le tappe di avvicinamento a quella che Dario Di Vico del Corriere della Sera ha già ribattezzato «l'Operazione Capranica dei professionisti italiani», prevedono una serie di incontri sul territorio che serviranno a delineare i cardini di un disegno unitario e condiviso, che poggia su temi strategici per lo sviluppo delle professioni intellettuali e, di conseguenza, dell'economia del Paese. Naturalmente, il punto di partenza è il Contratto collettivo degli studi che Confprofessioni sta negoziando con le controparti sindacali. Secondo quanto anticipato dal Corriere della Sera «il contratto riguarderebbe non solo le professioni ordinistiche ma anche quelle non regolamentate, i tanti knowledge worker, i lavoratori della conoscenza che compongono il terziario avanzato. È prevista anche una migliore regolamentazione dell'apprendistato a fini di qualificazione dei giovani e un'estensione degli organismi bilaterali pensata per allargare il campo delle tutele di welfare, specie in campo sanitario, con soluzioni che riguardino le famiglie dei lavoratori e dei professionisti». Innovativo laboratorio delle politiche del welfare, il Ccnl degli studi professionali è il principale collante del progetto di rappresentanza unitaria delle professioni intellettuali. Da questo punto di vista lo sviluppo di nuove tutele è senza dubbio una svolta innovativa che mira consolidare e ad allargare il perimetro d'azione della bilateralità alle esigenze di welfare dei professionisti e di tutto il comparto delle attività intellettuali. Attenzione particolare è rivolta ai giovani. «Dobbiamo garantire ai praticanti un equo compenso e tutele di welfare», sostiene Stella, «attuare fino in fondo la legge Biagi per fare emergere il sommerso e sperimentare i contratti territoriali soprattutto nel Mezzogiorno, dove il tasso di disoccupazione giovanile è altissimo. Stiamo lavorando per rendere più innovativo il lavoro negli studi professionali».
Tuttavia, la credibilità del progetto lanciato da Confprofessioni risiede soprattutto nel ruolo che i liberi professionisti devono assumere nelle scelte strategiche di governo, per diventare un punto di riferimento imprescindibile per i cittadini, le imprese e la pubblica amministrazione. Su questo fronte, sono già state avviate cinque commissioni che avranno il compito di elaborare proposte normative in materia di fisco, lavoro, previdenza, formazione ed Europa (con diverse declinazioni che vanno dalla riforma della pubblica amministrazione a quella della sanità, dal rilancio dell'ambiente e del territorio fino alle politiche per il Mezzogiorno), che verranno presentate in occasione dell'assemblea di ottobre. «Confprofessioni sta già collaborando con il ministero dell'Economia attraverso i gruppi di lavoro sulla riforma fiscale; stiamo portando il nostro contributo ai tavoli aperti dal ministero del Lavoro sui temi dell'apprendistato e della conciliazione e siamo attivi presso il dipartimento delle Politiche comunitarie per definire le priorità del Paese nell'ambito del Single Market Act, promosso dalla Commissione europea», ricorda Stella. «Sono solo alcuni esempi, ma indicano la nostra ferma intenzione a diventare protagonisti nel processo di crescita delle istituzioni e del Paese».