
Intanto, nella giornata conclusiva delle audizioni (si veda anche ItaliaOggi del 10 e del 17 febbraio), è toccato ai due presidenti dire la loro. «Sono soddisfatto», ha commentato Walter Anedda, presidente della Cassa nazionale di previdenza dei dottori commercialisti, «perché l'audizione è stata l'occasione per illustrare le risultanze dell'analisi condotta negli anni dalla Cassa in ottemperanza ai principi e ai criteri contenuti nell'art. 4 della L.34/05 finalizzati a evitare possibili effetti redistributivi dei valori previdenziali dei due diversi enti. Le valutazioni effettuate ci hanno portato a ritenere che non sussistono i presupposti per addivenire ad un'unificazione con la Cassa ragionieri per effetto della intempestività e inadeguatezza delle scelte strategico-previdenziali dell'istituto previdenziale dei ragionieri per garantire una sostenibilità finanziaria di lungo periodo. D'altronde», ha continuato Anedda, «le nostre valutazioni hanno trovato conferma nell'ultimo bilancio tecnico della cassa che denota uno squilibrio della gestione ante riforma la cui entità comporterà l'assorbimento dell'intero patrimonio della gestione post riforma. Esprimo l'apprezzamento per l'attenzione dedicata dai componenti della Commissione che hanno espresso la loro forte preoccupazione per il potenziale deficit previdenziale dei ragionieri». Sempre ieri, però, ha riaffermato in Bicamerale la propria «disponibilità ad affrontare, senza preconcetti e senza riserve, qualsiasi soluzione» Paolo Saltarelli. Il presidente dell'istituto pensionistico dei ragionieri nel merito ha proposto «l'unificazione delle due casse in un unico ente con tre gestioni separate: iscritti a Cnpr, iscritti a Cnpadc, iscritti al nuovo ordine» (si veda altro articolo a pagina 31). Strada impraticabile, quest'ultima, per il presidente del sindacato di dottori commercialisti Aidc Marco Rigamonti che con una nota stampa ha ribadito «l'assoluta mancanza delle condizioni affinché si possa riaprire un tema già tecnicamente, politicamente e normativamente chiuso come quello della ipotetica fusione delle Casse tra dottori commercialisti e ragionieri».