Sarebbe già pronto il decreto di proroga del pagamento dell'imposta municipale unica (Imu) da parte degli enti non commerciali. Il rispetto della scadenza del 30 settembre è reso infatti complicato dalle difficoltà nel calcolo degli importi e dai problemi nella trasmissione dei dati per via telematica.
Da qui la richiesta di una proroga al Ministero per l'Economia e le Finanze. Secondo quanto riportato da fonti stampa, il decreto sarebbe già pronto e mancherebbe appunto solo la firma ministeriale per l'effettiva attuazione. Già dal mese di luglio gli enti no-profit avevano fatto sentire le proprie rimostranze per le anomalie contenute nel modello stilato dal Ministero. Ora potrebbe verificarsi l'attesa revisione, con conseguente slittamento del pagamento dell'Imu al primo dicembre. La proroga interesserebbe tutti quegli immobili posseduti dagli enti no profit, sia per quanto riguarda le attività commerciali, sia per quelle previste dal tipo di ente.
Ma quali sono in concreto gli ostacoli alla puntualità del pagamento? L'Imu deve essere calcolata su diverse parametri, come il numero di persone ospitate, la superficie e la stagionalità dell'utilizzo. Il caso è stato sollevato in quanto in alcuni casi l'applicazione della formula ha portato ad aliquote superiori al 100% della quota catastale. Una cifra che ha evidenziato la presenza di anomalie e di probabili errori di base nel calcolo delle cifre da corrispondere. La segnalazione è arrivata da alcuni Comuni del Trentino Alto-Adige, che hanno chiesto al Ministero di risolvere le eventuali difficoltà nel calcolo o ancora meglio di rivedere le modalità dello stesso. Secondo alcuni, per calcolare l'Imu non occorre sommare le diverse percentuali ottenute dai parametri tenuti in considerazione, ma metterle in relazione, portando quindi al pagamento di cifre più eque ed effettivamente proporzionate alle attività svolte dagli enti no profit, anche in ambito commerciale.
Ricordiamo che restano in ogni caso esclusi dall'obbligo di pagamento, come già previsto inizialmente, gli immobili destinati in via esclusiva ad attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, di ricerca scientifica, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive. L'esclusività dell'attività è quindi il discrimine necessario per l'esenzione dal pagamento, a cui sono tenuti invece numerosi enti territoriali, enti pubblici ma anche enti privati come associazioni istituzioni religiose ed enti dediti al volontariato.
Si attende ora di vedere come si muoverà il Ministero di fronte all'impossibilità da parte degli enti no-profit di far fede ai loro obblighi contributivi entro la scadenza fissata.