
Ci risiamo: sono passati meno di
due anni da quando ha visto la luce l’IMU che già si sentono i primi vagiti di
una nuova tassa, la Trise, figlia di Tari e Tasi.
Tralasciando la solita
infelice scelta dei nomi da parte del nostro Legislatore, è certo che proprio
non si sentiva la necessità di questo nuovo tributo sui servizi comunali,
meglio noto ai più come “Service Tax” (perché a noi Italiani piacciono tanto i
termini anglofoni, servono a renderci la cosa meno indigesta …).
Al momento le
certezze in merito alla Trise non sono poi molte, se non che andrà a sostituire
l’IMU (almeno sulla prima casa) e la vecchia Tares e sarà gestita dal Comune - sul
cui territorio insisteranno gli immobili soggetti a tassazione - che, con
apposito regolamento, ne determinerà gettito e modalità di versamento.
Quanto
alla sostanza del tributo, la nuova Service Tax sarà composta da due
componenti, come già anticipato: la Tari, che dovrà coprire i costi relativi
alla gestione dei rifiuti urbani ed assimilati e la Tasi, che invece servirà
per finanziare i servizi indivisibili forniti dal Comune (come ad esempio la
manutenzione delle strade e l’illuminazione pubblica).
Per quanto riguarda la
base imponibile dei due pilastri su cui si regge la Trise, diciamo subito che
per la Tari verrà utilizzato un metodo di calcolo sostanzialmente analogo a
quello applicato alla Tares (che va a sostituire) e cioè basato sui metri
quadrati dell’abitazione e sul numero degli occupanti, mentre la Tasi potrà
essere calcolata, alternativamente, o sulla rendita catastale rivalutata, come
già a suo tempo per l’IMU, oppure sui metri quadri e l’imposta sarà pari all’uno
per mille della rendita ovvero ad un euro a metro quadro, però con la facoltà,
concessa ai Comuni, di aumentare detti importi secondo le proprie esigenze di
bilancio, con il solo vincolo di non superare l’aliquota massima IMU maggiorata
dell’uno per mille.
Sulla base delle prime simulazioni elaborate dagli organi
di stampa e dalle associazioni di categoria, sembrerebbe assodato che il
contribuente medio pagherà nel 2014 più di quanto ha sborsato nel 2013, ma
qualcosa in meno rispetto al 2012, quanto l’IMU si pagava anche sulla prima
casa.
Di sicuro si può dire che per i proprietari di seconde case la Tasi non
sarà “una passeggiata di salute”, perché l’aliquota potrà arrivare fino
all’11,6 per mille, ma anche i proprietari della sola prima casa non è detto
che possano dormire sonni tranquilli.
Infatti la Tasi appare fortemente
regressiva e colpirebbe maggiormente proprio quei contribuenti che posseggono
abitazioni di più modeste dimensioni e valore, in considerazione del fatto che
gli stessi, nel 2012, non hanno pagato IMU o l’hanno versata in misura ridotta,
grazie alla presenza della detrazione sulla prima casa e quella ulteriore per
ogni figlio residente, detrazioni che ora sono sparite del tutto.
Da ultimo gli
inquilini: anch’essi, per la prima volta, verranno colpiti dalla Trise,
un’imposta che si appresta a diventare, come sottolineato da più parti, una nuova pesante patrimoniale sugli
immobili.
Certo, il Governo si è affrettato a smentire, c’è stato pure un comunicato pubblicato sul sito del Ministero delle Finanze che ha stigmatizzato le indiscrezioni della stampa e lo stesso Premier ha voluto ribadire che con l’istituzione della Trise le imposte caleranno rispetto alla situazione attuale, ma la storia insegna che non è lecito abbassare la guardia, perché il passaggio dall’ICI all’IMU non si può dire sia stato proprio indolore.