
Da ricerca svolta da Italia lavoro Spa – società del Ministero del lavoro – emerge un dato interessante: a Milano lavorano 2 donne su 3. In percentuale, lavora il 65% delle donne tra i 20 e i 64 anni residenti in città, più della media europea attestata al 60,4%.
Per definire nel dettaglio l’identità professionale femminile, i ricercatori hanno raggruppato le donne lavoratrici in tre categorie:
- Professionals: è il 36% del campione e comprende le donne con elevati titoli di studio che permettono loro di svolgere ruoli altamente qualificati; sono inquadrate per metà come dipendenti, il 16% come quadro e il 4% come dirigenti.
- Unskilled: include il 17% delle donne lavoratrici a Milano, perlopiù straniere (40%), con il solo titolo di licenza media. In questo gruppo rientrano donne che svolgono lavori non qualificati (42%) inerenti l’ambiente domestico – colf, governanti, badanti, cameriere – impiegate nei settori dei servizi alla persona (35%), dei servizi alle imprese (18%), negli alberghi e ristoranti (14%) e nel commercio (11%).
- Diplomate: è il gruppo più consistente che conta il 46,6% delle donne. Sono lavoratrici che svolgono professioni mediamente (48%) e altamente qualificate (39%): professori di scuola primaria, contabili, tecnici della salute e del mercato, sportellisti di banca, nei settori dei servizi alle imprese (23%), della sanità (18%) e dei servizi alla persona (17%).
A fronte di questi dati, seppure parziali, si può ben dire che a Milano il lavoro è donna. Il neo riguarda la vita famigliare: un quarto delle donne milanesi over 30 è single, e solo la metà delle lavoratrici ha figli. A una carriera bene avviata si affianca l’assenza di prole. È interessante notare che il 40% delle donne che ha figli svolge un lavoro part-time e Milano è una città che, rispetto alle altre città italiane, offre un ampio ventaglio di asili pubblici e privati e servizi per l’infanzia. Eppure non basta a invertire la rotta della denatalità.