
A metà ottobre il governo inizierà la lunga discussione sulla Legge di Stabilità che deve essere approvata entro la fine dell’anno. Disinnescate alcune clausole di salvaguardia, in particolar modo relative all’aumento delle accise, l’esecutivo ora deve guardarsi da alcune “trappole” che arrivano dall’Europa. In particolare, i precedenti governi, che avevano vissuto una situazione congiunturale decisamente più difficile, avevano dovuto garantire a Bruxelles circa 16 miliardi di euro extra provenienti dall’aumento di due punti percentuali dell’Iva (che passerebbe dal 22 al 24%) e dal taglio di alcune detrazioni fiscali.
Come fare, allora, per non incappare nei rischi europei della Legge di stabilità? Renzi vorrebbe provare a forzare la mano in Europa, richiedendo quello sforamento del rapporto tra deficit e pil (0,5%) consentito a quei paesi che attuino riforme strutturali. Inoltre, ha già dichiarato che il gettito della voluntary disclosure, recentemente prorogato, dovrebbe aggirarsi intorno ai 3 miliardi.
Infine, c’è il capitolo spending review, che dovrebbe garantire almeno 5 miliardi di euro. Rimane il problema, poi, delle altre promesse fatte da Renzi: su tutte, l’eliminazione delle tasse sulla prima casa.