
L'effetto concreto, secondo le prime simulazioni, sarà quello di garantire aumenti in busta paga fino a 220 euro all'anno a chi guadagna tra i 15 e i 18 mila euro. Al crescere del reddito gli effetti favorevoli diminuiscono gradualmente. Nel dettaglio, tra gli 8 mila e i 35 mila euro spetterà ai lavoratori uno sgravio Irpef di 669 euro, aumentato del prodotto tra 1.211 euro e l'importo corrispondente al rapporto tra 35.000, diminuito del reddito complessivo, e 27.000 euro. Tra i 35 mila e i 55 mila euro, invece, si potrà fruire al massimo di 669 euro, ma lo sconto effettivo andrà determinato applicando la percentuale derivante dal rapporto tra 55.000 euro, sempre diminuito del reddito complessivo, e 20.000 euro. Ciò significa, per esempio, che un dipendente a tempo indeterminato con reddito di 17.500 euro annui potrà beneficiare a partire dal prossimo anno di una detrazione d'imposta pari a 1.454 euro, a fronte dei 1.425 che sarebbero derivati dalla proposta di palazzo Chigi e dei 1.254 attualmente spettanti (con un beneficio netto di 200 euro).
Con l'emendamento viene salvato anche il comma 2 dell'articolo 13 del Tuir, che il governo era intenzionato inizialmente ad abolire. La disposizione riconosce un bonus aggiuntivo di detrazione Irpef nella fascia tra 23-28 mila euro, la cui misura varia in ragione del reddito complessivo dichiarato (10 euro se il reddito è compreso tra 23 mila e 24 mila euro, 20 euro tra 24 mila e 25 mila euro, 30 euro tra 25 mila e 26 mila euro, 40 euro tra 26 mila e 27.700 euro e 25 euro tra i 27.700 e i 28 mila euro).
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