
Le proposte emendative che discuteremo a breve in Commissione finanze della Camera, affrontano questo problema assai serio, che crea grandi difficoltà alle piccole e medie imprese: ricordo, tra l'altro, come la disciplina del patto di famiglia sia stata oggetto tra l'altro di una storica battaglia della Confindustria del Nordest. Gli emendamenti riscriveranno il codice civile nelle norme su donazioni e patto di famiglia, istituto in vigore dal 2006 che consente a un imprenditore di trasferire le proprie aziende prima di morire ai discendenti, pagando in denaro il controvalore agli altri eredi. Con le modifiche che discuteremo, non ci sarà più l'obbligo di sottoscrivere il patto con coniuge e tutti gli altri eredi. Il patto, cioè, diventerà a discrezione di chi vuole far ereditare i propri beni.
Gli assegnatari dell'azienda, o delle partecipazioni societarie, dovranno liquidare gli altri legittimari che partecipano al contratto, ove questi non rinunzino in tutto o in parte, dietro il pagamento di una somma. Alla liquidazione dei non assegnatari potrà provvedere direttamente l'imprenditore o il titolare delle partecipazioni societarie. All'apertura della successione, i legittimari sopravvenuti e gli altri legittimari che non abbiano partecipato al contratto possono chiedere ai beneficiari del contratto stesso unicamente il pagamento della somma prevista. Come si vede, dunque, una norma erga omnes attesa da tempo dai piccoli e medi imprenditori italiani alle prese con la successione della guida dell'azienda e non una norma ad hoc come taluno ha criticato strumentalmente nelle scorse settimane menzionando il nome di Silvio Berlusconi.