
La proposta muove dalla constatazione che i sistemi di frode evolvono rapidamente e gli stati membri non hanno gli strumenti necessari per farvi fronte con la necessaria tempestività per via dei vincoli della normativa comunitaria. Fino a oggi, i rimedi si sono basati sulla previa modifica della direttiva Iva, oppure su deroghe individuali alla direttiva stessa concesse agli stati membri dal consiglio all'esito di un procedimento che può richiedere fino a otto mesi. In entrambi i casi, osserva la Commissione, i tempi di reazione sono troppo lenti rispetto alla rapidità che caratterizza i fenomeni di frode internazionali, ad esempio le frodi carosello nei settori delle prestazioni di servizi. Questo comporta perdite finanziarie considerevoli e irreparabili, quali quelle registrate nel comparto delle cessioni delle quote di emissione di gas, stimate in cinque miliardi di euro tra giugno 2008 e dicembre 2009.
Se gli stati membri tentano di contrastare autonomamente questi fenomeni, del resto, si espongono a impugnative giurisdizionali fondate sull'assenza di una base giuridica comunitaria. Di qui la proposta di istituire nell'ambito della direttiva Iva un «meccanismo di reazione rapida» secondo cui, in situazioni molto particolari, specie nei casi di frode massiccia e improvvisa in specifici settori, sarebbe la Commissione europea, anziché il consiglio, ad adottare decisioni esecutive che autorizzino lo stato membro interessato ad introdurre la misura antifrode in deroga alla direttiva Iva. Più precisamente, la Commissione autorizzerebbe direttamente l'introduzione dell'inversione contabile su determinate operazioni, nonché ogni altra misura previamente deliberata dal consiglio.