Gli ingegneri iunior iscritti alla Sezione B del Cni dicono no all'albo unico delle professioni tecniche. Dopo le aperture del Cup3, il Coordinamento universitari e professionisti triennali (si veda ItaliaOggi del 27 aprile scorso), la rappresentante nazionale degli ingegneri triennali, Ania Lopez, ha respinto infatti al mittente la proposta dei periti industriali di entrare nella casa dei tecnici di primo livello. «Gli iscritti alla sezione B dell'albo degli ingegneri sono circa 7.500 e il Consiglio nazionale degli ingegneri è l'unico organo che ci rappresenta come categoria», ha risposto Lopez. «Per gli ingegneri iunior ci sono ben altre urgenze all'ordine del giorno da affrontare», ha proseguito, «come le competenze nei diversi settori, la creazione di opportunità di lavoro in un contesto di crisi economica così grave. È bene ricordare», conclude la rappresentante degli ingegneri iunior, «che gli ingegneri triennali hanno compiuto un preciso percorso di studi universitari, conseguendo più di 200 crediti formativi. Dunque sono soddisfatti di questo percorso e tutti i giorni danno il loro contributo, lavorando per la sicurezza e il benessere dell'intera comunità nazionale». Sull'albo unico delle professioni tecniche è intervenuto anche il Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori. «Consideriamo assolutamente legittimo l'eventuale accorpamento», afferma il Cnappc, «ma non vorremmo, però, che questa scelta nascondesse l'intenzione di realizzare impropri ampliamenti di competenze e che finisse per creare ulteriore confusione in una situazione già articolata e complessa. Il mercato del lavoro italiano», continua la nota, «è già abbastanza articolato e caratterizzato da un elevatissimo numero di professionisti. Appare, quindi, del tutto incongrua la creazione di figure quali quelle di ingegneri tecnici a laurea triennale che, secondo il presidente dei periti industriali Giuseppe Jogna, dovrebbero riuscire a distinguersi dagli ingegneri, triennali e quinquennali, affiliati al loro naturale albo di appartenenza. Un contesto come quello attuale», conclude il Consiglio nazionale, «non ha certo bisogno di battaglie di questo tipo, ma di una seria riflessione sul ruolo e sulle prospettive delle professioni tecniche nel nostro paese».