Il 6% degli italiani è stato vittima di violazioni della privacy online, mentre il 4% ha subito perdite finanziarie a causa di phishing, pharming o frodi nei pagamenti con carte di credito. Questi alcuni dei dati che emergono dalla ricerca dell'Eurostat resa nota in occasione della Safer internet day di ieri. La giornata della Sicurezza in internet è una iniziativa globale organizzata da Insafe, il network europeo finanziato dalla Commissione Ue per promuove una rete più sicura. I dati presentati sono stati raccolti tramite un sondaggio sull'utilizzo domestico, nel secondo quadrimestre del 2010, di Ict (Information and communication technologies). Spiega l'Eurostat che le violazioni della privacy online consistono generalmente in uso abusivo di immagini, video o informazioni personali caricate su social networks. In media, tra i cittadini dei 27 stati membri dell'Ue, il 4% ha dichiarato di essere stato vittima di tali violazioni. Superano quindi la media l'Italia e i Paesi Bassi a pari merito (6%), preceduti da Bulgaria e Spagna (entrambe 7%). Quanto alle perdite economiche (media europea del 3%) queste derivano dalla ricezione di email fraudolente (phishing), dall'indirizzamento verso siti internet falsi che chiedono all'utente dati personali (pharming) o frodi nei pagamenti online (tramite carte di credito o di debito). Più colpiti i cittadini della Lettonia (8%), seguiti da: Regno Unito (7%); Malta (5%) e Austria (5%). L'Italia, con l'11%, è il paese in cui sono stati riportati più episodi di accesso da parte di bambini a siti inappropriati o collegamenti con persone potenzialmente pericolose. La media europea è del 5%, ma spiega l'Eurostat che i dati rappresentano solo la percentuale di individui che si sono resi conto del problema e che il fenomeno potrebbe essere più esteso. L'Italia è invece al di sotto della media Ue del 14% per l'uso di filtri per controllare l'accesso a determinati siti da parte dei bambini. Solo il 4% degli utenti italiani dispone, infatti, di software di parental control, rispetto al 24% dei francesi, il 21% degli inglesi e il 12% dei tedeschi.