
Lo ricorda la Corte di Cassazione secondo cui, nonostante vi possa essere un clima di grande confidenza, soprattutto tra colleghi di lavoro, il "vaffa..." è sempre il "vaffa..." e va considerato un'ingiuria che può costare non solo una condanna penale ma anche una condanna civile al risarcimento del danno.
In precedenza la Corte si era già pronunciata sulle valenze giuridiche di quel termine oggi così tanto in voga, ma questa volta, a convincere la Corte della necessità di mettere un freno alle parole, è stato anche il comportamento dell'impiegato che oltre al "vaffa..." aveva aggiunto anche la minaccia "Fammi licenziare e ti uccido".